giovedì 21 marzo 2013

riportiamo un articolo di "La Repubblica" sulla sanita' piemontese. indicativo della strada che la destra vuole a livello nazionle

 Il direttore Morgagni spiega: “Avremo ancora tre anni di piano di rientro”
Per la sanità niente commissario ma saranno necessari nuovi tagli L’intervista “Per finire la riforma, ho consigliato al presidente di scegliere un uomo di partito” Se tornerò a lavorare per il pubblico? Ci penserò dieci volte, i giornali mi hanno massacrato, ma A qualche risultato c’è l'appuntamento del 4 aprile, giorno dell’esame della sanità piemontese chiamata a Roma dai due ministeri della salute e dell’economia, il Piemonte è convinto di riuscire a ottenere gli esami di riparazione. Non saràcommissariato, insomma, ma solo condannato a presentare un nuovo piano di rientro per il biennio 2013-2015. Fino a fine legislatura ci sarà il blocco del turn over, assunzioni limitate all’urgenza, tagli, contenimento delle spese. Lo dice il direttore della sanità Sergio Morgagni, l’uomo che nella fase di transizione ha l’incarico di portare avanti la riforma di Monferino, braccio operativo ora più di prima, visto che Ugo Cavallera avrà bisogno  di un periodo di tempo per prendere confidenza con la macchina. «Al 99 per cento ci chiederanno di presentare un nuovo piano per i prossimi due anni - spiega Morgagni - e stiamo pensando a quali possono essere i mezzi per ottenere ulteriori risparmi». Ieri, intanto, dall’incontro romano con il ministro dell’economia Vittorio Grilli, è arrivata la notizia che per la sanità sarà posscasibile attingere a una quota consistente di quei 300 milioni di fondi europei Fas, che saranno divisi con i trasporti. Una delle carte che l’assessorato pensa di giocare a Roma è in una lettera che lo stesso Morgagni ha scritto nei giorni scorsi ai direttori generali delle aziende sanitarie e in cui rientra in scena Amos, la società consortile nata fra le polemiche a Cuneo come società mista pubblico-privato, diventata in seguito tutta pubblica per volontà dell’allora assessore Eleonora Artesio. «Pensiamo di ampliarne il raggio di azione» chiarisce Morgagni, che nella lettera ai direttori e al presidente di Amos Cristiano Burdese
scrive di essere intenzionato ad avviare un percorso relativo «graduale estensione alle altre aziende della gestione di alcune attività come laboratori analisi e diagnostica per immagini». Ora puntualizza: «Pensiamo per ora ad una sola area e ad un periodo di sperimentazione per valutare i risparmi e l’efficacia. I dati che ci comunicano sono positivi». Da gennaio è tornato in Amos come vicepresidente Fulvio Moirano, che oltre ad essere il padre del primo Amos, è anche il presidente di Agenas, l’agenzia nazionale per la programmazione sanitaria che il ministro Balduzzi ci aveva invitato a coinvolgere maggiormente», dice ancora il direttdella salute. Il nodo di Amos è delicato e non mancherà di suscitare reazioni nel mondo sindacale, considerato che i lavoratori sono per lo più a gettone, contratti atipici, dipendenti non tutelati.
(s.str.)

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