domenica 2 dicembre 2012

26 NOVEMBRE 2012 Iperplasia prostatica.

  ......................l ritardo diagnostico e terapeutico ne causa l’aggravamento (riduzione del flusso urinario e ritenzione acuta) fino alla necessità di intervento chirurgico.Ecco perché nasce il Quick Prostate Test: per aumentare nel paziente la consapevolezza della malattia e del suo impatto sulla qualità della vita e per i medici di medicina generale per identificare la presenza di IPB e indirizzare il paziente all’urologo, vero driver della malattia. Oggi, infatti, sono a disposizione nuovi strumenti terapeutici che combinando più principi attivi sono in grado non solo di ridurre significativamente il rischio di ricorso ad intervento chirurgico IPB-correlato rispetto alla monoterapia, come dimostrato dai risultati dello studio CombAT, ma anche di migliorare la qualità di vita del paziente e la sua soddisfazione.Le domande del ‘Quick Postate Test’, enunciate all’inizio dell’articolo, si basano sui tre principali sintomi e disagi dell’Ipb. È sufficiente una risposta positiva per riconsiderare il trattamento del paziente o l’invio alla consulenza urologica.“Gran parte dei pazienti – spiega Luigi Schips, Primario del dipartimento di Urologia dell’Ospedale San Pio di Vasto - considera i disturbi urinari come fisiologici, normali e si rassegna a sopportarli. Si stima, infatti, che meno del 50% degli uomini che presentano difficoltà urinarie si rivolge ad un medico poiché il paziente si sente inibito di fronte a tale problematica. L’imbarazzo che prova lo porta alla riluttanza, al riserbo e al timore di dover incorrere nella chirurgia per la risoluzione del proprio problema. In realtà se affrontata in tempo, un semplice cambiamento o modulazione della terapia e una visita urologica mirata sono sufficienti a migliorare sia la sintomatologia, riducendone le manifestazioni, sia la qualità della vita sociale e relazionale non più condizionata dalla vicinanza di servizi igienici. Solo in caso di progressione della malattia l’opzione terapeutica diventa la chirurgia”.“È fondamentale che nel dialogo tra medico e paziente durante la visita si comprenda qual è il reale impatto della malattia sulla vita del paziente e si facciano emergere i sintomi che spesso non vengono riportati. Il ‘Quick Prostate Test’ è un breve e semplice test di monitoraggio, composto da tre domande  che indagano i sintomi urinari, che può contribuire a ottimizzare la gestione dello stato di salute del paziente affetto da IPB. Una risposta positiva ad una sola delle tre domande è sufficiente per mettere in guardia il medico sulla possibilità che un paziente sia affetto da IPB”, sostiene Vincenzo Mirone, Professore Ordinario della Facoltà di medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli e Segretario Generale SIU (Società Italiana di Urologia). “Si tratta, quindi, di uno strumento estremamente utile per facilitare il dialogo tra medico e paziente sia nella prima visita che nelle successive visite di follow-up, consentendo anche di monitorare gli effetti della terapia. Sono oggi molteplici le opportunità terapeutiche possibili in caso di IPB. Prima fra tutte – spiega ancora l’esperto - la terapia con l’associazione estemporanea di dutasteride (inibitore delle 5-alfa-reduttasi) e di tamsulosina (alfa-bloccante) in presenza di sintomi urinari moderati o gravi e di un aumento significativo delle dimensioni prostatiche. I dati che ci vengono dallo studio CombAT, pubblicati lo scorso anno, hanno dimostrato chiaramente come l’associazione di inibitore delle 5-alfa reduttasi e alfa-bloccante siano in grado di determinare nei primi 9 mesi di terapia un miglioramento sintomatologico costante nel tempo ed una riduzione significativa del rischio di ritenzione urinaria acuta (AUR) e della chirurgia correlata all’IPB rispetto alla monoterapia. Tali risultati hanno modificato le attuali linee guida internazionali per il trattamento dell’IPB, che oggi raccomandano la terapia di combinazione in tutti i pazienti con sintomi urinari da moderati a gravi che presentano un elevato rischio di progressione (con prostata di dimensioni > 30 cc, PSA > 1.5 ng/ml)”.
“Rispondendo a tre semplici domande, che non hanno alcun punteggio e quindi non demotivano né scoraggiano per il risultato, il paziente oltre a conoscere meglio la malattia comprende che vi è una soluzione non invasiva al suo problema, grazie ad una migliore modulazione della terapia e a una sinergia di azione tra medico di base e urologo”, aggiunge Ciro Niro, Medico di Medicina Generale presso l’ASL di Foggia, Tesoriere e Responsabile Nazionale dell’Area Uro-Andrologia della SIICP (Società Italiana Interdisciplinare per le Cure Primarie. “Il medico di base, per primo, ottiene invece dal test chiare indicazioni della presenza di malattia e un adeguato orientamento anche per la gestione del successivo follow-up. Il QPT – conclude Niro - è un test ‘opportunistico’, nel senso che consente di diagnosticare la patologia nel corso di una normale visita ambulatoriale alla quale di norma il paziente si presenta per motivi di altra natura e di valutare fin da subito l’occorrenza di indagini diagnostiche più approfondite”.

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