sabato 15 dicembre 2012

eccessi di moderatismo


orso castano : curiosa ed interessante questa lunga riflessione sul "moderatismo ed i suoi eccessi fatta da un audefinentesi cattolico. C'e' in questo momento politico , in Italia, una sorta di gara a presentarsi come "moderati", "centristi", "trasformisti pacifici" , questi signori oscurano mediaticamente il fatto che siamo a 2000 miliardi di euro del debito pubblico con il 120 % sul PIL . Questi "moderati" risciranno, e con quali parole,  a convincere milioni di disoccupati a nuovi sacrifici quando e' oggettivo che il debito arriva per la gran parte dagli enti centrali, cioe' dalla politica centrale  ? o meglio, con quali fatti, azioni? C'e' un'aria di pericolo per la democrazia e le istituzioni che ricorda certi "R$umor" e cert "Gelli". Un'aria che invita Bersani a parlare chiaro e da sinistra contro la corruzione e contro i politicanti .

da  http://circolopliniocorreadeoliveira.blogspot.it/Plinio Corrêa de Oliveira

Il moderatismo: il grande eccesso del nostro secolo

L’eccesso è un difetto capace di corrompere ogni virtù.
L’amor di Patria, per esempio, è una qualità, ma la statolatria è un difetto; anche la giustizia è una qualità, ma l’eccesso può trasformarla in durezza ed anche in crudeltà; l’intransigenza è una virtù, ma, condotta all’eccesso, può giungere al settarismo; e potremmo così dare mille altri esempi.Ebbene, anche la moderazione è una qualità: dunque, è suscettibile di venir deformata dall’eccesso; essere "moderatamente moderato" è buona cosa, ma essere eccessivamente moderato è male. "Corruptio optimi pessima". La moderazione è virtù nobile, nobilissima; proprio per questo le sue deformazioni sono molto pericolose. Di principio è dunque molto importante conoscere gli eccessi della moderazione, per prevenirle o per porvi rimedio.
A questa motivazione dottrinale, valida per tutti i tempi e in ogni luogo, si aggiunge oggi una motivazione concreta tra le più pressanti. L’uomo moderno è eccessivo per essenza. Per interi decenni hanno soffiato su di lui i venti scatenati delle propagande politiche e sociali più smodate; egli ha preso gusto per l’eccesso. Dopo la guerra, in molti ambienti si è fatto uno sforzo molto opportuno per infondergli una qualche moderazione. È quindi successo un fenomeno strano, ma spiegabile: viziato nell’eccesso, l’uomo moderno ha cominciato ad eccedere nella moderazione. Da ciò deriva, almeno in parte, la popolarità di cui godono oggi molti atteggiamenti e mentalità dell’inizio del secolo, che solo venti o venticinque anni fa sarebbero stati indicati come manifestamente liberali. Ebbene, nulla potrebbe compromettere più radicalmente la causa di una santa e salutare moderazione che una simile deviazione. Nella lotta contro l’eccesso, è dunque compito utile ed urgente segnalare, analizzare, smascherare tale deviazione in alcune delle sue innumerevoli manifestazioni.
Tre sono i princìpi che l’ipermoderatismo porta all’eccesso. Tollerante, transigente, teme l’eccesso in ogni campo.. ma su questi tre princìpi è intransigente come il leggendario inquisitore, fanatico e pignolo. Si tratta di tre eccellenti princìpi: 1) la regola di sant’Agostino, "odiare l’errore ed amare gli erranti"; 2) "la virtù sta nel mezzo"; 3) la massima di san Francesco di Sales, "con un cucchiaio di miele si attirano più mosche che con un barile di aceto". Da qui deducono tutta una serie di posizioni unilaterali che riecheggiano un liberalismo più o meno dichiarato..................Un’idea fissa: l’equidistanza
Ma, dirà qualcuno, la virtù non sta nel mezzo? Se la "destra" è un estremo e la "sinistra" ne è l’altro, la virtù Non deve stare a media distanza tra l’una e l’altra? Sarà bene iniziare a verificare se la posizione della "terza forza", tipica dei "moderati" fino all’eccesso, sta veramente nel mezzo; infatti, se si rivolgono tutti i furori in una direzione e tutte le indulgenze in quella opposta, è molto difficile sostenere che si è posto il cuore ad uguale distanza tra l’uno e l’altro estremo.

Nulla sarebbe più equivoco dell’immaginare che, date due opinioni contrarie, la virtù stesse sempre nel termine medio tra le due. Così, se uno è favorevole alla decapitazione per punire l’omicidio, mentre l’altro preferisce la semplice prigione, non si deve da questo dedurre che il giusto consista non nel tagliare la testa all’omicida, ma nel tagliargli le gambe. Allo stesso modo, in un gruppo in cui un cattolico sostiene che la Gerarchia ecclesiastica è composta dal Papa, dai Vescovi e dai sacerdoti, e un presbiteriano nega Papa e Vescovi ammettendo solo i sacerdoti, la verità starebbe nel mezzo, ossia nell’anglicano che, pur ammettendo sacerdoti e Vescovi, nega il Papa. Se un ladro pretende appropriarsi di tutto il denaro contenuto nel portafoglio della sua vittima, mentre questa sostiene che il ladro non ha alcun diritto a simile pretesa, la virtù consisterebbe nel mezzo, cioè nel concedere al ladro la metà del denaro. Tra un cattolico che afferma l’esistenza delle tre Persone della Santissima Trinità, e un eretico che ammette in Dio una sola Persona, la verità starebbe nel mezzo, nell’accettare cioè l’esistenza di due Persone divine.

Nel giusto senso della massima, è certo che la verità e la virtù stanno nel mezzo: ma non in un medio termine qualsiasi, il che sarebbe assurdo. Il "mezzo" di cui parla la massima esprime una posizione di equilibrio perfetto, dal quale sia escluso ogni eccesso teoricamente possibile, ogni errore immaginabile, nel quale vi sia soltanto verità e bene.

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