domenica 30 dicembre 2012

I cattolici e il polo dei ricchi 23 dicembre 2012

orso castano : la Chiesa perderebbe in credibilita' ed immagine se si lasciasse sorpassare da una sinistra riunita , determinata , comunque composita e dialettica , propositrice di  valori di solidarieta', appoggiata dai maggiori sindacati, rinnovatrice del welfare, propulsiva di innovazioni scientifiche e tecnologiche, che mette al centro il lavoro e la sua dignita', la professionalita' e la crescita personale in sapere. Quindi deve rinnovarsi, vigilare sul piano della concreta realizzazione dei valori , del loro rispetto, del rilancio del valore della solidarieta' e carita'. In questo forse e' complementare e dialettica in positivo di una sinistra che , come spesso e' accaduto, historia docet , e' incline al compromesso e smarrisce i bisogni di coloro che dovrebbe difendere. Ci facciamo tutti tanti auguri, da noi stessi per noi stessi.   




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 ..................La risposta dei cattolici, già a fine Ottocento, fu un energico impegno sul piano sociale e sindacale prima che politico. Alla visione conflittuale il pensiero cattolico opponeva una visione interclassista, che non rifiutava l’idea di una divergenza di interessi ma ne vedeva la soluzione in una composizione, realizzata a livello politico anche mediante la spesa sociale......... Nel disorientamento culturale e ideologico della sinistra post-1989, il processo si è spinto peraltro molto oltre: non solo si è negata rilevanza al conflitto capitale-lavoro nella comprensione delle dinamiche sociali, ma si è messa in discussione la stessa centralità del lavoro. Del resto, si è detto, esiste ancora il lavoro nell’economia post-fordista? Il lavoro è frammentato, articolato. Il suo rapporto con il capitale è meno definito, e il conflitto di interessi tra lavoratori e capitalisti è una delle tante dimensioni di divergenza di interessi cui ci pone di fronte un’economia di mercato. L’individuo, si è sostenuto, non è solo lavoratore, è anche consumatore. E il capitale in un’economia globalizzata va attratto, non combattuto. Semmai, dobbiamo distinguere tra il capitale inserito in un contesto concorrenziale, quello che genera innovazione, e quello speculativo, finanziario, che si alimenta di posizioni di rendita.
E ancora: se il lavoro è uno dei tanti beni, se il mercato del lavoro è un mercato come gli altri (e non quella «istituzione sociale» di cui ci parla il padre della teoria economica della crescita Bob Solow) allora come leggere il ruolo di regolazione e protezione dei sindacati? Il conflitto è tra lavoratori protetti e non protetti, tra privilegiati e meno privilegiati, giovani e anziani........... Ad esempio: una cosa è relativizzare l’idea conflittuale tra capitale e lavoro, un’altra è rinunciare ad affermare la centralità del lavoro, o a considerare l’elevazione della sua qualità come chiave di valutazione del progresso economico. Rimettere al centro il lavoro è poi un’operazione opportuna sul piano politico: è il punto di caduta della migliore tradizione socialista “lavorista” e del pensiero sociale cattolico. «Il lavoro» afferma l’enciclica Laborem exercens «per il suo carattere soggettivo e personale è superiore a ogni altro fattore di produzione». La Costituzione dell’unica Repubblica “fondata sul lavoro” ribadisce il punto........... Le foto di gruppo del nascente polo di centro hanno finora inquadrato manager e imprenditori miliardari, restituendoci un vago sapore di partito di classe. Se è così, non sarà sufficiente la spolverata di solidarismo che può venire da qualche esponente dell’associazionismo cattolico, né velate benedizioni di questa o quella curia o il placet del Partito popolare europeo, a contendere al Partito democratico il voto dei lavoratori cattolici e l’eredità della tradizione popolare.

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