sabato 1 dicembre 2012


orso castano : anche questa e' la storia d'Italia. Fazioni che si combattono per il predominio su una citta'. Le ideologie di riferimento ad un certo punto si perdono, prevale la lotta per occupare il potere. ...Mentre Firenze si indebolisce e perde la sua autonomia cultur4ale e politica. Vale la pena di rilewggere questa storia su Wikipedia (con un invito a finanziarla) . Historia Magistra Vitae ,  (Cicerone, De Oratore, II).  Caro 


Renzi, tu la conosci meglio di altri la storia della tua citta' !!!


.Guelfi bianchi e neri da Wikipedia

guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Firenze, ormai il partito egemonico in città dopo la cacciata dei ghibellini.
Le due fazioni lottavano per l'egemonia politica - e quindi economica - in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, un gruppo di famiglie magnatizieaperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica e rifiutavano ogni ingerenza papale. Mentre i guelfi neri, che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano l'ingerenza negli affari interni di Firenze.
La rivalità tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio delTrecento a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all'interno del Partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri............Dopo la cacciata dei ghibellini dalla città e la loro definitiva sconfitta nella Battaglia di Campaldino (1289), si auspicava un periodo di pace per la città di Firenze, ma le rivalità, prima a livello semplicemente personale e poi familiare, si estesero gradualmente a tutta la città, dando vita a una nuova divisione, quella fra guelfi bianchi e neri, capitanati rispettivamente dalle famiglie dei Cerchi e dei Donati.
A Firenze i due schieramenti nacquero gradualmente a partire da alcuni litigi familiari causati da questioni di vicinato: i Cerchi, mercanti di recente ricchezza (Dante li chiama la parte selvaggiacioè campagnola) avevano comprato alcune case, già dei Conti Guidi, accanto a quelle degli orgogliosi Donati ed erano nati alcuni dissidi legati ai più vari motivi di convivenza. Le odierneTorre dei Cerchi e Torre dei Donati a Firenze ci possono dare un'idea di dove si trovassero gli edifici familiari, anche se in antico i possedimenti di ciascuna famiglia erano estesi a molti più edifici confinanti. I rispettivi capifamiglia erano Vieri de' Cerchi e Corso Donati. Il cosiddettovicolo dello Scandalo, un tortuoso vicoletto che serpeggia tra il Corso e Via degli Alighieri, fu creato nel Trecento proprio per dividere le proprietà delle due fazioni, quando nel momento di maggior astio si arrivò a minacciare di buttare giù i muri interni delle case per assaltare i nemici di notte...........

L'intervento di Carlo di Valois e l'esilio dei bianchi [modifica]

Il principe francese si trovava a Firenze dal 1 novembre 1301, in una visita di cortesia mascherata, che generava molta inquietudine nei fiorentini. Vi era entrato in pompa magna, con cavalli e fanti di picche, con l'intento ufficiale di riportare la pace tra le fazioni in lotta, e giurando solennemente di non arrecare danno alla città e alle sue istituzioni per nessuna ragione. Molti sono gli aneddoti che riporta il Compagni, come quello secondo il quale Carlo invitò i priori presso la sua residenza nelle case dei Frescobaldi: essi tuttavia ebbero sospetto e solo tre andarono[5], i quali, una volta lì, si resero conto loro malgrado di non essere desiderati e che l'invito era stato forse solo un maldestro tentativo di imprigionarli tutti.
Il Valois iniziò tuttavia a promulgare leggi dure e richiese il pagamento di tributi per la sovvenzione della sua milizia. Egli aveva inoltre provveduto a nominare alla suprema magistratura fiorentina, quella di podestàCante Gabrielli da Gubbio, uomo fedele alla Chiesa ed ai disegni politici di Bonifacio VIII (9 novembre 1301).
La progressiva occupazione del potere fece sì che non ci furono reazioni quando i Donati iniziarono a rientrare in città alla spicciolata, non solo violando la disposizione dell'esilio, ma dandosi a saccheggi, omicidi e altre efferatezze. Carlo di Valois si risolse anche all'utilizzo di stratagemmi, con lo scopo di eliminare gli elementi a lui ostili, come in occasione della scoperta di un documento che avrebbe provato l'esistenza di una congiura contro la sua persona (1302). Questo documento, tuttora esistente nell'Archivio di Stato, è rappresentato da un atto notarile stipulato tra i Cerchi, i Gherardini e la Repubblica di Siena: tuttavia non è mai stato chiarito se si trattasse di un originale o di una messinscena architettata dai neri, come piuttosto sembrerebbe. Fatto sta, che quella fu la scusa anche per sradicare dal contado le ultime frange della nobiltà signorile e di fatto, con la distruzione del castello di Montagliari, finì l'epoca feudale in Toscana.
All'ottobre 1302 il potere era ormai in mano ai neri che si erano insediati in tutti gli uffici governativi con l'appoggio del papa e del Valois. Al 30 giugno 1302, termine della sua podesteria, Cante Gabrielli si era reso responsabile di 170 condanne a morte ed dell'espulsione di circa seicento cittadini della fazione dei bianchi.

Avvicinamento tra guelfi bianchi e ghibellini [modifica]

Stemma dei Della Tosa (dal palazzo dei Priori diVolterra)
La cacciata da Firenze, con l'esperienza dell'esilio ed i tentativi di rientrare in città con la forza, spinse i guelfi bianchi a cercare l'appoggio del partito ghibellino, come prova ad esempio la battaglia (1303) presso Castel Puliciano, che vide i fuoriusciti fiorentini uniti ai ghibellini di Scarpetta Ordelaffi, signore di Forlì, presso cui Dante si era rifugiato, quell'anno, ricevendone la qualifica di segretario. Ecco come introduce l'episodio Dino Compagni: «La terza disaventura ebbono i Bianchi e Ghibellini (la quale gli accomunò, e i due nomi si ridussono in uno) per questa cagione: che essendoFolcieri da Calvoli podestà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordalaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, nimico di Folcieri».

I due, in effetti, erano già avversari in patria, a Forlì, dove prevalse il partito degliOrdelaffi. Ma, nella battaglia in questione, il vincitore fu Fulcieri

L'intervento di Carlo di Valois e l'esilio dei bianchi [modifica]

Il principe francese si trovava a Firenze dal 1 novembre 1301, in una visita di cortesia mascherata, che generava molta inquietudine nei fiorentini. Vi era entrato in pompa magna, con cavalli e fanti di picche, con l'intento ufficiale di riportare la pace tra le fazioni in lotta, e giurando solennemente di non arrecare danno alla città e alle sue istituzioni per nessuna ragione. Molti sono gli aneddoti che riporta il Compagni, come quello secondo il quale Carlo invitò i priori presso la sua residenza nelle case dei Frescobaldi: essi tuttavia ebbero sospetto e solo tre andarono[5], i quali, una volta lì, si resero conto loro malgrado di non essere desiderati e che l'invito era stato forse solo un maldestro tentativo di imprigionarli tutti.
Il Valois iniziò tuttavia a promulgare leggi dure e richiese il pagamento di tributi per la sovvenzione della sua milizia. Egli aveva inoltre provveduto a nominare alla suprema magistratura fiorentina, quella di podestàCante Gabrielli da Gubbio, uomo fedele alla Chiesa ed ai disegni politici di Bonifacio VIII (9 novembre 1301).
La progressiva occupazione del potere fece sì che non ci furono reazioni quando i Donati iniziarono a rientrare in città alla spicciolata, non solo violando la disposizione dell'esilio, ma dandosi a saccheggi, omicidi e altre efferatezze. Carlo di Valois si risolse anche all'utilizzo di stratagemmi, con lo scopo di eliminare gli elementi a lui ostili, come in occasione della scoperta di un documento che avrebbe provato l'esistenza di una congiura contro la sua persona (1302). Questo documento, tuttora esistente nell'Archivio di Stato, è rappresentato da un atto notarile stipulato tra i Cerchi, i Gherardini e la Repubblica di Siena: tuttavia non è mai stato chiarito se si trattasse di un originale o di una messinscena architettata dai neri, come piuttosto sembrerebbe. Fatto sta, che quella fu la scusa anche per sradicare dal contado le ultime frange della nobiltà signorile e di fatto, con la distruzione del castello di Montagliari, finì l'epoca feudale in Toscana.
All'ottobre 1302 il potere era ormai in mano ai neri che si erano insediati in tutti gli uffici governativi con l'appoggio del papa e del Valois. Al 30 giugno 1302, termine della sua podesteria, Cante Gabrielli si era reso responsabile di 170 condanne a morte ed dell'espulsione di circa seicento cittadini della fazione dei bianchi.

Avvicinamento tra guelfi bianchi e ghibellini [modifica]

Stemma dei Della Tosa (dal palazzo dei Priori diVolterra)
La cacciata da Firenze, con l'esperienza dell'esilio ed i tentativi di rientrare in città con la forza, spinse i guelfi bianchi a cercare l'appoggio del partito ghibellino, come prova ad esempio la battaglia (1303) presso Castel Puliciano, che vide i fuoriusciti fiorentini uniti ai ghibellini di Scarpetta Ordelaffi, signore di Forlì, presso cui Dante si era rifugiato, quell'anno, ricevendone la qualifica di segretario. Ecco come introduce l'episodio Dino Compagni: «La terza disaventura ebbono i Bianchi e Ghibellini (la quale gli accomunò, e i due nomi si ridussono in uno) per questa cagione: che essendoFolcieri da Calvoli podestà di Firenze, i Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordalaffi loro capitano, uomo giovane e temperato, nimico di Folcieri».
I due, in effetti, erano già avversari in patria, a Forlì, dove prevalse il partito degliOrdelaffi. Ma, nella battaglia in questione, il vincitore fu Fulcieri.
La nascita di conflitti era favorita anche da un sistema giudiziario facilmente corruttibile e sprovvisto di solide leggi con le quali dirimere le controversie. Dino Compagni racconta di vari episodi che avevano come colpevoleCorso Donati e il suo clan, ma attraverso la corruzione dei giudici essi riuscivano sempre a farla franca [4].............

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