domenica 5 maggio 2013

DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA PRIMA CONVENTION NAZIONALE DEI DIRETTORI DEI DIPARTIMENTI DI PREVENZIONE DELLE AZIENDE SANITARIE


orso castano: hanno ragione questi operatori sanitari. In qualche ASL piemontese si mettono anche bastoni tra le ruote a progetti sullo stress psicosociale. Ma vien da pensare , ad esser malevoli, e quindi ad errare, che meno prevenzione vuol dire piu' malattie, cioe' piu' medicine, cioe' piu' guadagni per Case farmaceutiche e Case di cura ed attrezzature ospedaliere...........

 02/maggio/2013

I direttori dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Unità Sanitarie Locali
d’Italia, riuniti in un una Convention a Bologna, il 5 Aprile 2013, esprimono forte
preoccupazione riguardo alla tenuta futura dei Servizi che assicurano l’applicazione
dell’articolo 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse della collettività”.
Il settore, da sempre sotto finanziato, è oggetto di ulteriori forti ridimensionamenti in
alcune Regioni italiane che non comprendono come la prevenzione e la promozione
della salute rappresentino oltre che un fattore di crescita sociale e culturale della
società anche un elemento di sviluppo economico sia indirettamente in termini di
eventi sanitari evitati, sia direttamente tramite gli investimenti in sicurezza negli
ambienti di vita e di lavoro, nonché per la tutela della salute dei consumatori. Un
investimento dunque a forte valore aggiunto anche in termini etici e di contrasto delle
diseguaglianze.
I direttori dei Dipartimenti di Prevenzione concordano inoltre sui seguenti punti
fondamentali:
1) La prevenzione e la promozione della salute sono materie multidimensionali, 
interdisciplinari e multi professionali e trovano nella forma organizzativa del 
Dipartimento, così come previsto dal decreto legislativo 229/99, la modalità 
operativa ed istituzionale ideale.
2) I tentavi di smontarne le varie componenti facendole afferire ad altri livelli 
statali (i veterinari al Ministero delle politiche agricole, la sicurezza sui luoghi 
di lavoro ad una agenzia nazionale, anche se quest’ultimo progetto è stato 
superato dall’accordo su un forte e giusto coordinamento) costituiscono un 
elemento di forte indebolimento delle tutele e dei diritti per la salute dei 
cittadini. Al contrario è necessaria una maggiore integrazione funzionale tra le 
varie discipline della prevenzione e della sicurezza tramite l’adozione di 
percorsi assistenziali trasversali, focalizzati alla presa in carico globale dei 
problemi sanitari delle collettività, come la sicurezza alimentare, la 
prevenzione primaria (stili di vita.....) e secondaria (screenings...) delle malattie 
cronico degenerative, la sicurezza degli ambienti di vita e di lavoro, il rapporto 
tra ambiente e salute, la gestione delle emergenze di sanità pubblica.
3) Occorre perseguire sempre più nuove modalità di lavoro costruite sull’analisi 
epidemiologica dei problemi di salute, sull’ appropriatezza degli interventi 
basati sulle evidenze scientifiche, sull’utilizzo delle banche dati e dei sistemi 
informativi disponibili sulla categorizzazione e comunicazione del rischio, 
nonché sulla partecipazione dei cittadini.
4) Il 5% della spesa sanitaria destinato alla prevenzione collettiva va interamente
impiegato nel settore (primo LEA) per assicurare gli strumenti indispensabili
ed il turnover necessario del personale.
5) Vanno utilizzate appieno per le attività di prevenzione le risorse derivanti dai sistemi sanzionatori.
6) I recenti avvenimenti dell’ ILVA di Taranto, dove un gravissimo inquinamento
ambientale è stato identificato tramite analisi di matrici biologiche negli
animali e negli uomini, dimostra come la separazione tra problematiche
ambientali e tutela della salute pubblica sia alla base di gravi rischi e danni
sanitari. La politica dei limiti di emissione ambientali fini a se stessi è stata
clamorosamente smentita e deve essere ripensata. Così come occorre garantire,
all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione, il ripristino operativo di vere
strutture che si occupino di salute e ambiente.
7) Va ripresa l’iniziativa per appropriate semplificazioni e per l’abolizione delle
attività di non dimostrata efficacia, a partire da quelle già individuate nella
proposta del Disegno di Legge, d’iniziativa del Governo, approvato dal Senato
della Repubblica il 12 dicembre 2007, ma non approvato dalla Camera dei
Deputati per crisi di governo.
8) Va migliorata la reportistica e la comunicazione delle attività dei Dipartimenti
di Prevenzione.
La Convention di Bologna lancia dunque un segnale forte e preoccupato alle
istituzioni, al Governo e alle Regioni, all’opinione pubblica, alle forze sociali.
Dichiara la disponibilità degli operatori della prevenzione ad organizzare entro il
corrente anno, in collaborazione con il Governo Centrale, le Regioni, gli Enti
Locali, una Conferenza Nazionale per il rilancio del Sistema nazionale, regionale 
e locale della prevenzione e della sanità pubblica, della sicurezza negli ambienti di 
vita e di lavoro, della sicurezza alimentare, della sanità animale, dell’igiene 
ambientale. Serve con urgenza rilanciare la programmazione sanitaria, qualificare
gli investimenti nella ricerca scientifica applicata, migliorare la formazione degli
operatori con una più efficace collaborazione tra le Università e le strutture più
qualificate del Servizio Sanitario Nazionale. Oggi, di fronte alla grave e 
perdurante crisi sociale ed economica del nostro Paese, è indispensabile che gli 
sforzi per l’occupazione e per il rilancio della produzione avvengano nel pieno 
rispetto delle regole e delle garanzie di prevenzione e di sicurezza nei luoghi di 
lavoro che vigono nella Unione Europea.

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