di Michele Di Francesco
II mio intervento sul Domenicale scorso, nel quale esprimevo qualche cautela sulle ambizioni della «neurofilosofia», ha avuto come contrappunto uno dei consueti brillanti esempi di «Filosofia minima», di Armando Massarenti. In esso si sottolineava come la dogmatica pretesa che ci debbano essere campi necessariamente preclusi alla ragione scientifica non può che rappresentare un ostacolo alla conoscenza. L'osservazione è condivisibile e opportuna. Come avevo scritto ben chiaro nel mio intervento, abbiamo già imparato moltissimo sulla mente grazie allo sviluppo delle neuroscienze, e senza dubbio moltissime altre cose impareremo. La nota di Massarenti era arricchita da un riferimento a un autore a me molto caro, Bertrand Russell, che mi offre lo spunto per proseguire la discussione sul tema del naturalismo. In particolare ho in mente un passo tratto dal saggio sul metodo scientifico in filosofia, del 1914. In esso, Russell afferma che la filosofia dovrebbe trarre la propria ispirazione dalla scienza, aggiungendo però che l'invito a basarsi sulla scienza può essere inteso in due modi: basarsi sui risultati o basarsi sui metodi. «Essa può enfatizzare i risultati più generali della scienza e dar loro una generalità e unità ancora maggiore. O può studiare i metodi della scienza, e cercare di applicare tali metodi, con i necessari aggiustamenti, al proprio ambito. Molta filosofia ispirata dalla scienza è stata fuorviata dall'attenzione ai risultati che volta a volta
venivano considerati come acquisiti. Non sono i risultati
ma i metodi che possono essere trasferiti con profitto dalla sfera delle scienze.particolari a quella della filosofia».
Anche se non lo sottoscrivo (alcuni risultati sono importanti), io trovo in questo passaggio molta saggezza: occorre essere cauti nel ; generalizzare risultati scientifici; il rischio è di trasformare un'ipotesi empirica e una fonte di progresso intellettuale in un dogma metafisico e una camicia di forza al pensiero.Dopo essere vissuti nell'illusione di poter ridurre la mente al linguaggio, alla cultura, ai rapporti di produzione, ai meccanismi di rimozione delle pulsioni libidiche eccetera ora è la volta del cervello. Può essere la volta buona, ovviamente. Ma occorre essere consci dei pericoli. Russell nel 1914 citava alcune idee di Herbert Spencer sull'evoluzione come esempio del modo in cui «il filosofo è tentato di dare un'aura di assolutezza e necessità a generalizzazioni empiriche».Oggi ammirare il lavoro delle neuroscienze e tentare di usarlo per la chiarificazione di millenari problemi filosofici deve essere compatibile con l'attenzione a non scivolare in una forma
di "spencerismo" aggiornato. Trovare l'equilibrio non è semplice, ma è un compito importante.
Forse, una delle principali sfide che ha di fronte la filosofìa.
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Non osando proporre al lettore filosofico la lettura di un manuale di neuroscienze (ne esistono diversi, ma hanno un target meno divulgativo che specialistico) consiglio però caldamente l’interessante Prima lezione di neuroscienze di Oliverio. Dello stesso autore anche Esplorare la mente. Il cervello tra filosofia e biologia, che aiuta ad evitare e anzi superare lo iato tra le “due culture”... Di seguito una bibliografia minima di opere di neuroscienziati tradotte in italiano: Damasio, L’errore di Cartesio..................... Damasio, Emozione e coscienza................... Damasio, Alla ricerca di Spinoza..................... Edelman, Sulla materia della mente.................. Edelman, Più grande del cielo........................ Gazzaniga, La mente etica....................... Goldberg, L’anima del cervello....................... Pinker, Come funziona la mente........................... Ramachandran, La donna che morì dal ridere........................ Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente........................ Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello....................... Sacks, Un antropologo su Marte...................... Changeux – Connes, Pensiero e materia......................... Changeux, L’uomo neuronale........................ Varela, L’albero della conoscenza......................... Lurija, Un mondo perduto e ritrovato.......................... Lurija, Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla................................. Altri strumenti di lavoro li citeremo strada facendo........................
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