mercoledì 4 febbraio 2009

Torino (post industriale ?) La Indesit di Pinerolo chiude ?

"È la fabbrica simbolo dell´area, se chiude per noi è la catastrofe" di Milena Vercellino da La Repubblica.it di Torino del 4/2/09
La sorpresa dei dipendenti: "Le lavastoviglie non tirano più? Ma se un anno fa hanno aperto uno stabilimento in Polonia". I gruppo Merloni chiude None, 600 dipendenti in bilico. L´allarme dei sindacati
Un'altra chiusura eccellente nell´escalation di serrande abbassate che sta falcidiando l´industria nel Pinerolese: stavolta a pronunciare la parola "fine" è la Indesit, azienda del gruppo Merloni, che ha comunicato ai sindacati l´intenzione di chiudere lo stabilimento di None. Anche se il bollettino di guerra della crisi scandisce ormai quotidianamente il tracollo del comparto metalmeccanico nella zona, per i 650 lavoratori e per i sindacati la decisione, che verrà formalizzata nel prossimo CdA, l´11 febbraio, è una doccia gelida. Il responsabile della Camera del lavoro di Pinerolo Fedele Mandarano lancia l´allarme: «Se chiude la Indesit per il Pinerolese sarà la catastrofe. Abbiamo già 5mila cassintegrati e abbiamo appena raggiunto un accordo col Comune di Pinerolo affinché chi è in cassa non paghi i servizi come l´asilo nido: sono stati stanziati 50mila euro a questo scopo. Ma queste misure sarebbero del tutto insufficienti di fronte alla chiusura di una fabbrica che per noi è un simbolo». Tanto più che l´azienda, secondo dati sindacali, stava attraversando la crisi con poche settimane di cassa integrazione ed aveva previsto un aumento dei volumi produttivi del 5% tra il 2008 e il 2010, mettendo in cantiere investimenti per una nuova piattaforma e per un nuovo prodotto. Nel 2008 i pezzi erano aumentati rispetto all´anno precedente, passando dalle 799mila lavastoviglie prodotte nel 2007 alle 850mila dello scorso anno, seppure in leggero calo rispetto alle previsioni a causa dell´aumento dei costi delle materie prime che sta mettendo in difficoltà il settore. La prospettiva della chiusura è un duro colpo per l´occupazione nel Pinerolese, che negli ultimi mesi ha visto il collasso di numerosi stabilimenti produttivi. Tra queste, la Osv, azienda metalmeccanica di precisione, 90 dipendenti: ai tempi del boom preolimpico aveva prodotto i primi dieci prototipi della fiaccola e l´orologio per il countdown dei Giochi, è fallita alla fine del 2008 lasciando tutti i lavoratori in cassa. Poi, la Skf di Airasca, che ha messo 70 dipendenti in mobilità, e, sempre del gruppo Skf, la Omvp, che attualmente utilizza la cassa e intorno alla quale girano voci di vendita. L´elenco continua con la Thilsen, azienda che produce componenti per la MiTo: travolta dalla crisi dell´auto, ha messo tutti i 150 dipendenti in cassa. Ha chiesto invece 13 settimane di cassa a rotazione per i suoi 400 dipendenti la Dayco di Airasca, a pochi chilometri dalla Indesit. Ed ora tocca ai lavoratori dello stabilimento di None del colosso degli elettrodomestici: sono in prevalenza donne e giovani che al 90% non hanno i requisiti per la pensione. «Colpisce che l´annuncio venga da un gruppo che non ha mai chiuso uno stabilimento in Italia - commenta Giorgio Airaudo, segretario Fiom - . In un momento di crisi in cui dovrebbe esserci da parte degli imprenditori un sostegno all´economia del Paese. Questo territorio, già fortemente gravato dalla cassa, non può sopportare la chiusura di uno stabilimento, soprattutto se diversificato dall´auto e con un prodotto innovativo. Va respinta qualunque ipotesi di chiusura, perché le aziende che chiuderanno in questa crisi non riapriranno più. Non vorrei che dietro l´alibi della crisi si celi soltanto la voglia di trasferire la produzione ad Est», aggiunge Airaudo, alludendo allo stabilimento Indesit aperto nel 1999 a Lodz, in Polonia. «La prospettiva della chiusura è inaccettabile - dice Dario Basso della Uilm - : fino ad ieri l´azienda era data per sana, progettava e investiva. Non è accettabile che si disattendano gli impegni senza spiegazioni. Il territorio non vive, così come tutto il comparto metalmeccanico, un momento tranquillo e i lavoratori impiegati nello stabilimento sono in prevalenza monoreddito. Il sindacato si opporrà a questa decisione cercando soluzioni che non gravino sui lavoratori».
(04 febbraio 2009)

Nessun commento: