da Repubblica del 14/mar/09 di ELENA DUSI Il numero di pagine sul web ha raggiunto quello dei neuroni nel cervello di un uomo. «Dieci seguito da undici zero» sorride Tim Berners-Lee nel ventesimo compleanno della rete che è diventata il sistema nervoso del mondo, il fisico britannico che ha inventato il world wide web senzar pretendere un centesimo in diritti d'autore, oggi guida una fondazione che scruta il futuro della ragnatela. «Il web arriverà su tutti i cellulari, che con 5 miliardi di esemplari sono gli apparecchi più diffusi sulla terra. Finirà anche col ricoprire le pareti delle case. Non avremo più intonaco sui muri, ma schermi connessi su cui navigare usando le mani». Fedele all'idea originaria («Non abbiamo nulla da vendere e non siamo stati noi a cercare i nostri utenti, ma loro si sono uniti a noi»), il padre del www se la prende con gli "spioni" di Internet. «Non è possibile che qualcuno controlli chi si collega a un sito gay o lesbo. La tecnologia deve sforzarsi di pro- teggere la privacy». Lo schivo Berners-Lee esce di rado dal suo laboratorio al Mit di Boston. Ma ieri a Ginevra, con i colleghi di quel marzo 1989 che sembra così vicino, riaccende il computer che è stato il primo server del web e ricorda il giorno in cui, da semplice programmista del Cern, sottopose al suo capo un progetto di poche parole e molti disegni: computer connessi in rete, utenti che si scambiano informazioni, frecce in tutte le direzioni. A quell'epoca l'acceleratore di particelle del Cern sfornava fiumi di dati e i computer ansimavano nel cercare di gestirli. «Gli scienziati venivano da tutto il mondo. Ognuno aveva il suo computer, il suo computer, la sua lingua e il suo sistema operativo. Bisognava trovare il modo di farli comunicare. In quello zoo era più facile scambiarsi informazioni bevendo una tazzina di caffe' che non davanti ad un terminale. seme del web, quell'alfabeto universale che tutti i computer connessi nel mondo potevano finalmente utilizzare. «Un po' vago, ma eccitante» scrisse lì per lì Mike Sendall, il capo diBerners-Lee, sulla prima pagina del progetto. Una risposta ambigua, ma nella porta si era aperto uno spiraglio e il fisico inglese ci si gettò a capofitto: «Utilizzammo proprio Internet per cercare aiuto. Chiedemmo a chiunque se la sentisse di contribuire allo sviluppo dell'idea». Al Cern oggi, con il nuovo acceleratore Lhc sulla pista di lancio e quantità immense di dati da gestire, il futuro della rete si chiama Grid: 200 centri di calcolo in 33 Paesi uniti dalla fibra ottica macineranno qualcosa come 15 milioni di gigabytes all'anno. Per Roberto Petronzio, presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, l'invenzione del www è la dimostrazione di quanto la ricerca scientifica abbia da offrire alla società, anche quando sembra del tutto astratta: «II web è stato inventato per far comunicare i fisici e poi si è trasformato nel volano di una nuova economia. La ricerca finanziata dal settore pubblico può permettersi di non brevettare e rendere disponibile a tutti le nuove tecnologie». Ma vent'anni di continua tessitura della rete nel mondo non soddisfano ancora Berners-Lee. A livello globale solo il 20 per cento delle persone è in rete. E il web, che ambisce a diventare il cervello del pianeta, rischia di essere solo un chiacchiericcio sovraccarico di dettagli. «Ora che ho inventato il web, mi piacerebbe renderlo intelligente. Al posto dei motori di ricerca possiamo ideare dei motori di risposta, con informazioni già pronte anziché documenti da spulciare».
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Al nastro di partenza la rete globale da 100.000 computer che potrebbe diventare l’internet del futuro. Si chiama Grid (calcolo a griglia) e oggi viene inaugurata con una cerimonia al Cern di Ginevra, proprio dove 17 anni fa nacque il World Wide Web. Grid è nata per analizzare l’enorme quantità di dati che il più grande acceleratore del mondo, l’Lhc, comincerà a produrre a partire dalla prossima primavera, quando sarà stato riparato il guasto che lo ha costretto a fermarsi. Con la potenza di calcolo di 100.000 computer, Grid è una rete distribuita che unisce 140 centri di calcolo di 33 Paesi. Grazie ad essa, migliaia di fisici di tutto il mondo potranno analizzare l’enorme quantità di dati che saranno prodotti dall’acceleratore Lhc: 15 milioni di Gigabyte, tanti quanti possono essere contenuti in una torre di cd alta 20 chilometri, vale a dire alta 60 volte la torre Eiffel. La nascita della Grid è un’impresa che parla italiano: «L’idea è partita dall’Italia nel 1999», spiega il direttore del Centro nazionale per la ricerca e sviluppo nelle tecnologie informatiche e telematiche dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), Mirco Mazzuccato.
per il libro di Tim Berns-Lee : http://libri.html.it/recensioni/libro/12.html
vai anche al post : http://menteallegra.blogspot.com/2009/03/grid-computing-da-wikipedia-clicca.html#links
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