domenica 1 marzo 2009

Venti storie di lavoro. Precario.

(clicca) 11 febbraio 2009. Insegnante di scuola, parcheggiatore, collaboratore, disoccupato sull'orlo del fallimento: una raccolta di esperienze da tutta Italia in un libro edito da Ediesse Il primo giorno di lavoro in facoltà, il lavoro di una insegnante di scuola secondaria, quello di un collaboratore, un disoccupato sull'orlo del fallimento della propria famiglia: sono queste le storie raccontate da "Il lavoro e i giorni", raccolta di venti libri scritti da venti giovani autori che descrivono una realtà caleidoscopica. Gli autori sono italiani e provengono da tutta la penisola, la più piccola Barbara di Gregorio è di Chieti, classe 1982. Il suo racconto - "Il re dei parcheggi" - è la storia di una ragazza che lavora come sorvegliante dei parcheggi Stub. "Il massimo dell'attività è quella di spingere gli appositi tasti per alzare le sbarre all'uscita quando una volta al mese si piantano", racconta di Gregorio. Le storie di lavoro, in molti racconti, si mescolano con quelle di amori infelici, di relazioni accomunate dallo stesso destino di sfruttamento, precarietà e frustrazione: lei lavora a turnazione con altri per "trentacinque ore al giorno per sette giorni a settimana che fanno duecentoquarantacinque ore", ma con lo stipendio non riesce a pagarsi neanche da mangiare, il suo ragazzo invece fa volantinaggio "con la gente che gli sbuffa in faccia ritraendo la mano". Il "giovane" più anziano del gruppo di scrittori è, invece, Franz Krauspenhaar, nato a Milano nel 1960, e autore di diversi testi pubblicati da Baldini&Castoldi e collaboratore di "Letture", "Domenicale" e "Liberazione" come critico letterario. Il suo racconto - "Un posto nel mondo" - è la lettera di un figlio alla propria madre. Parla di ricordi, di un posto: "il proprio posto nel mondo, che si cercava e si cerca ancora, con affanno, con speranza, con bisogno". Il racconto, così, è una rassegna di epoche, di film che descrivono quegli anni - i difficili, complessi anni Settanta e quelli del decennio successivo - "dove trovare lavoro era facile". E poi oggi, l'oggi dove l'autore spiega: "Rimane la fatica del vivere, la fatica tua e mia e credo di tutti, il posto di lavoro, il posto geograficamente stabile - che è la nostra amata ed odiata Milano - il nostro posto nel mondo ovunque noi siamo".  ........................................Ma le storie che si intrecciano nel testo sono quelle di tanti mestieri e di tante vite: il professore a contratto che vive e gusta il sogno - che poi si trasformerà in un incubo - della sua nuova condizione di ricercatore, dopo anni di precariato. C'è, ancora, il disoccupato che non arriva alla fine del mese e che coltiva pensieri ossessivi e c'è Ali, uscito dalla penna di Alessandro Leogrande, classe 1977, tarantino che vive a Roma e vicedirettore della rivista "Lo Straniero". Ali viene dal Darfur ed è scappato alla morte portata da soldati a cavallo nel suo villaggio. A piedi ha raggiunto il Ciad e non ha più visto la sua famiglia, i cui sopravvissuti ora sono in un campo profughi fuori dalla regione sudanese. Oggi Ali, racconta l'autore, "fa il venditore ambulante in giro per Roma e in estate scende in provincia di Foggia per raccogliere pomodori". Ma la sua storia, come quella di mille altri è stata segnata dalla sofferenza, dal dramma di passare il mare per arrivare "ad oltrepassare quella linea". Per andare dove? Verso un lavoro. Verso una nuova vita.  (Red.soc/roma)

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