Il Piemonte ha un tasso per suicidio più alto sia di quello italiano che di quello del Nord Italia. Ladifferenza è più evidente per i maschi che per le femmine: per queste ultime i valori sono simili a quelli delNord Italia. La tendenza alla diminuzione del tasso nel periodo 1990-2002 è sostanzialmente parallela aquella italiana e a quella del Nord Italia ...............Nel triennio 2000/2002 si sono verificati in media, annualmente, 399 decessi per suicidio, inegualmentedistribuiti sul territorio regionale: la prevalenza del fenomeno è più alta nelle zone di montagna in tutta laregione, nella provincia di Cuneo e nella zona dell’Alessandrino .Il tasso standardizzato per 100.000 abitanti regionale è di 14,6 negli uominie e di 4,5 nelle donne................
Il tasso di soggetti residenti con prescrizioni di antidepressivi è andato progressivamente aumentando neltempo da 1131 nel 1997 a 3841/100.000 nel 2004 nei maschi e da 2280 a 7842/100.000 nelle femmine.Anche in questo caso le donne hanno un tasso superiore agli uomini: il rapporto tra tassi femmine/maschi è 2e si mantiene costante nel periodo di osservazione.Questa fonte informativa tiene conto delle sole prescrizioni su ricettario regionale, pertanto rilevasolamente i farmaci di fascia A prescritti su questo ricettario: sono pertanto esclusi tutti i farmaci di fascia Ce i farmaci di fascia A prescritti su altro ricettario (medici libero professionisti) nonché i farmaci di fasci H (ospdalieri) aerogazione diretta da parte del SSR. Questa fonte informativa è soggetta inoltre alle variazioni legateall’aggiornamento del prontuario terapeutico (inserimento ed espunzione)...............Nel 2004.......Il tasso di soggetti residenti con prescrizione di antidepressivi aumenta progressivamente con l’età sianegli uomini sia nelle donne mantenendosi costantemente più elevato in queste ultime (rapporto tra tassifemmine/maschi di circa 2 con alcune oscillazioni) fino a raggiungere il valore di 13.425/100.000 nei maschie di 16.833/100.000 nelle femmine nella fascia di età 85-89 anni per poi diminuire. (Figura 12).............Nello stesso anno sono state effettuate 1.824.119 prescrizioni di antidepressivi (categoria ATC N06A) a264.724 soggetti. Le ASL 8, 9, 15-18, 20-22 presentano un eccesso di prescrizioni di questa categoria difarmaci di diversa grandezza, rispetto all’intero territorio regionale .
Conclusioni Lo schema proposto nell’introduzione individuava cinque possibili livelli di analisi della salute mentale diuna popolazione e delle risposte offerte da un Sistema Sanitario Nazionale come quello italiano. A partire daquello schema, possono essere formulate alcune considerazioni conclusive, ed alcune proposte diapprofondimento possibile. Prevalenza reale dei disturbi mentali nella popolazione. I dati nazionali dello studio ESEMeD, in attesa che siano disponibili i dati relativi al territorio regionale,descrivono una prevalenza di disturbi non psicotici del 7%, più bassa che negli altri paesi europeipartecipanti. La prevalenza di disturbi depressivi è del 3,5% e quella dei disturbi d’ansia è del 5%. I disturbisono più frequenti nelle donne. Questo tipo di dati applicati al Piemonte producono una stima di circa260.000 soggetti affetti da un disturbo mentale non psicotico.Per quanto riguarda la mortalità per suicidio è stato possibile analizzare la situazione piemontese.Si è messo in evidenza che il Piemonte rappresenta una delle regioni con il tasso più alto in Italia e come,all’interno del territorio regionale, la prevalenza del fenomeno sia inegualmente distribuita: è più alta neicomuni con indice di deprivazione medio e alto e nei comuni di collina e di montagna. Queste differenzeinducono a pensare che ci sia spazio per attività di prevenzione che limitino il rischio di suicidio, attività chedevono essere basate su una articolata ed efficiente rete di strutture e servizi socio-sanitari che consentano: laprecoce rilevazione ed un appropriato trattamento della depressione; la precoce rilevazione dei problemi disalute mentale; il trattamento effettivo dei disturbi psicotici; la prevenzione e il trattamento dell’alcolismo edei disturbi da uso di sostanze; l’identificazione dei problemi specifici delle differenti fasce di età econdizioni sociali; il supporto psicologico nelle malattie somatiche.Non sono invece disponibili indagini accurate sia sulla incidenza che sulla prevalenza reale dei disturbipsicotici; anche se è plausibile l’ipotesi che questi soggetti vengano pressoché sempre a contatto con ilsistema sanitario, appare tuttavia estremamente rilevante, soprattutto in termini di esito, quanto sia il temponecessario per il primo contatto. Soprattutto su questo piano mancano i dati necessari per misurare laprevalenza non trattata, oppure quella trattata tardivamente rispetto all’esordio.Segnalazione al medico di medicina generale.
Un dato particolarmente interessante che emerge dallo studio ESEMeD appare essere quello relativoall’utilizzo di servizi sanitari o di professionisti privati: solo il 17 % dei soggetti con un disturbo d’ansia e il21% di quelli con un disturbo depressivo si sono rivolti a servizi sanitari o a professionisti privati.Il medico di medicina generale (MMG) si configura come centrale nel trattamento di questo tipo dipatologie: tra coloro che si sono rivolti a servizi sanitari il 38% si è rivolto al solo MMG e il 28% al MMG ead uno specialista della salute mentale.Questa centralità va ribadita e sostenuta, tenendo presente l’impatto certamente elevato di unmiglioramento delle possibilità di riconoscimento precoce sia delle patologie psicotiche sia di quelledepressive. Le nuove strategie di organizzazione della medicina generale a livello distrettuale andrannovalutate anche su questo piano specifico. Vanno inoltre meglio chiarite le ragioni della diffidenza nellacomunicazione tra cittadini e medici di medicina generale, soprattutto in presenza di problemi emotivi o dicomportamento. Trattamento da parte del medico di medicina generale. Sempre dello studio ESEMeD risulta come il 14% dei soggetti che si sono rivolti ai servizi non abbiaricevuto alcun tipo di trattamento: non è presentata nei risultati la disaggregazione per professionista e quindinon è possibile risalire alla proporzione relativa ai soli MMG.Prevalenza dei soggetti inviati ai servizi o a specialisti della salute mentale.
Nello studio ESEMeD circa il 17% dei soggetti con un disturbo mentale non psicotico è in contatto conuno specialista della salute mentale. I dati disponibili confermano che lo sviluppo dei Dipartimenti di SaluteMentale è stato sufficientemente tempestivo ed omogeneo in tutta la Regione; a questa omogeneità sul pianodelle strutture si contrappone una evidente disomogeneità sul piano dei tassi di utilizzo e delle risorseassorbite. Emergono infatti importanti differenze nell’utilizzo dei servizi di salute mentale sul territorioregionale per quanto riguarda sia i servizi territoriali ambulatoriali, sia i servizi di emergenza, sia i ricoveri inSPDC. Tali differenze sono state finora approfondite in rapporto ai parametri di deprivazione sociale dellepopolazioni delle singole ASL; i risultati ottenuti necessitano di conferme ulteriori, mentre sono tuttoracarenti informazioni sufficienti sul grado di appropriatezza degli interventi offerti e sulla soddisfazione degliutenti e delle famiglie.L’utilizzo delle strutture residenziali appare caratterizzato da una permanenza nel 44% dei soggettisuperiore ai due anni (che era il limite temporale inizialmente fissato per queste strutture): questapercentuale, che trova analogie in molte altre regioni, va considerata l’espressione di un bisogno che non era stato previsto e che richiede un’attenzione specifica.Ricoveri : Il numero di primi ricoveri per disturbo mentale, inclusi quelli psicotici, è progressivamente sceso neltempo, in misura maggiore del numero di primi ricoveri per tutte le cause.La distribuzione geografica dei ricoveri non è omogenea per il gruppo diagnostico nel suo complesso conuna maggiore frequenza nelle zone della provincia di Cuneo, in quella montana ovest, nella zona dellaprovincia di Alessandria confinante con la Lombardia e in alcuni centri urbani (Torino, Asti, Alessandria).La distribuzione geografica dei ricoveri è diversificata a seconda dei differenti gruppi diagnosticiconsiderati. I ricoveri per disturbi dell’umore sono più frequenti nelle zone montane della provincia diCuneo, a Torino e nella zona di Asti. Nelle zone montane della provincia di Cuneo e a Torino sono più frequenti i ricoveri per disturbo psicotico così come in alcune zone dell’Alessandrino. I ricoveri per disturbopsico-organico sono più frequenti nelle zone montane ad ovest e in quelle dell’estremo nord nonché aTorino. I ricoveri per disturbo da uso di alcol sono più frequenti nelle zone montane ad ovest e dellaprovincia di Cuneo, a Torino e nella parte dell’Alessandrino confinante con la Lombardia e la Liguria. Iricoveri per patologie alcolcorrelate appaiono più utilizzati nelle zone montane dell’intera regione. Quelli perdisturbo da uso di sostanze sono più diffusi a Torino e nelle zone dell’Alessandrino confinanti con laLombardia e la Liguria.Emergono inoltre alcune differenze per condizione socioeconomica con eccessi di ricoveri per alcunecategorie diagnostiche nei soggetti residenti in comuni con indice di deprivazione maggiore e nei soggetticon più basso titolo di studio.
Le informazioni disponibili e quelle potenzialmente utiliL’insieme dei dati presentati offre un quadro sufficientemente chiaro delle molteplici dimensioni daconsiderare nella valutazione della salute mentale di una popolazione.Ciononostante, esistono bisogni informativi ancora insoddisfatti, che meritano di essere presi in attentaconsiderazione, al fine di farli diventare obiettivi condivisi per i responsabili dei Dipartimenti di SaluteMentale piemontesi, ma anche al fine di orientare gli investimenti di ricerca nei prossimi anni. Molte delle esigenze informative ancora insoddisfatte possono essere colmate attraverso modelli di indagine collaborativi (regionali o nazionali), che consentano di raccogliere informazioni rilevanti senzaappesantire in modo significativo le attività quotidiane degli operatori dei DSM piemontesi.Essendo da tempo previsto un sistema informativo nazionale sulla salute mentale, esso può certamenterappresentare una fonte potenziale di integrazione dei sistemi informativi regionali già utilizzati per questarelazione; questa integrazione è necessaria soprattutto per quelle agenzie del DSM – come i CSM - che sonomolto significative sul piano operativo, ma gravemente sottorappresentate sul piano informativo.Lo squilibrio di affidabilità dei dati attuali rischia di privilegiare, in sede di analisi ed interpretazione delleattività dei DSM, i dati ospedalieri rispetto a quelli extra-ospedalieri.E’ senza dubbio necessario che gli investimenti specifici di ricerca privilegino le patologie chemaggiormente incidono sulla salute complessiva di una popolazione (depressione e schizofrenia), epermettano di ridurre le distanze – conoscitive ed operative - esistenti tra esordio, riconoscimento etrattamento tempestivi, gestione a breve e lungo termine.L’attenzione crescente all’appropriatezza delle risposte offerte e dei percorsi assistenziali va condivisa epromossa. Oltre al valore intrinseco di verifica e miglioramento della qualità assistenziale, essa rappresentaanche una risposta al crescente bisogno degli utenti del SSN (e dei loro familiari) di esercitare una verificasulla qualità dei trattamenti che vengono forniti.La cultura della valutazione è un complemento necessario dello sforzo che è stato fatto in questi 30 anniper garantire una vera equità – di trattamento e di cittadinanza – ai soggetti (utenti e famiglie) cheattraversano forme di sofferenza così profonde e durature.
orso castano : dunque i dati raccolti (seppure aggiornati a qualche anno fa) riguardo al tasso di suicidi, alle prescrizioni di antidepressivi, alle modalita' di intervento , spesso generiche e non dedicate, spesso scollate tra loro (tra medici di medicina generale, che sembrano avere grossi problemi di riconoscimentodel disturbo, e servizi territoriali psichiatrici) , mostrano una certa disorganizzazione rispetto al problema; disorganizzazione datata , e certo il problema non e' da poco. Ci si chiede quali piani di intervento le ASL abbiano messo in piedi e , nel caso esistano, se li stiano sostenendo. Ci si chiede se la Regione incalzi le ASL su questo punto, se le ASL abbiano impegnato i Primari ( nominati dai Commissari, quindi di loro fiducia) sulla ricerca di soluzioni al problema e se questi siano in grado di pubblicare sul web le soluzionida loro stessi trovate , per aprirle al dibattito nella trasparenza ( come prevede la legislazione vigente) , almeno con le onlus che si dedicano ai problemi psichiatrici. Certo non vogliamo suggerire a chi ha responsabilita', di imitare Obama , che prima di approvare le leggi , le pubblica sul web per aprirle al pubblico dibattito; ma certo va ricordato ai nostri governanti regionali che stanno trattando della vita e della salute dei cittadini e che hanno a disposizione per la sanita' il budget piu' grosso tra quelli dell aRegione.
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