domenica 1 marzo 2009

LAVORATORI ATIPICI E SALUTE MENTALE , CLICCA X LINK

di Famiani M, Monti C.  Tomei G. , Scuola dì Specializzazione in Medicina del Lavoro e Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione negli Ambienti e Luoghi di Lavoro Università degli Studi di Roma «La Sapienza»: Ordinario, Direttore e Presidente Prof. Francesco Tomei. , STRALCI DELLA PUBBLICAZIONE ,  clicca per leggere l'intera pubblicaz. 

"Nei Paesi industrializzati la globalizzazione dell'economia, il mercato dominato dalle esigenze della domanda e l'innovazione tecnologica, segnando il declino del modello fordista, negli anni ottanta e novanta hanno determinato l’introduzione e la conseguente diffusione di nuove forme di lavoro denominate atipiche, finalizzate a soddisfare la richiesta di una maggiore flessibilità del mondo del lavoro in relazione alle richieste del mercato economico" Vengono definite atipiche «tutte quelle nuove forme d' impiego e di lavoro svolte con qualsiasi modalità, le cui caratteristiche si differenziano per uno o più aspetti da quelle definite standard; per standard si intendono, invece, gli impieghi basati sull'assunzione a tempo indefinito ed a tempo pieno da parte di un unico datore di lavoro, con metodi di organizzare il lavoro basati sull’ internalizzazione ed il coordinamento delle prestazioni entro i confini dell'organizzazione che le utilizza» . L'introduzione di contratti di lavoro «non standard» ha modificato radicalmente gli aspetti psico-sociali correlabili al mondo del lavoro. Come già accennato all'inizio, l'economia regolata dalle esigenze della domanda e l'imponente innovazione tecnologica hanno comportato una ristrutturazione dell'organizzazione aziendale e una minore necessità di impiego di risorse umane, fino a far assumere al lavoro la connotazione di «job on call», cioè di lavoro «a chiamata» o «su richiesta» e conseguentemente a breve termine, per il tempo strettamente necessario a soddisfare le richieste aziendali . A dimostrazione di quanto appena asserito, vi è il documentato incremento negli ultimi dieci anni del ricorso a forme di contratto a breve termine o lavoro temporaneo . Nella definizione di lavoro a breve termine rientrano i lavori interinali, i lavori occasionali, alcune forme di lavoro part-time, i lavori a progetto, i lavori intermittenti, i contratti di apprendistato, le borse di studio, i contratti di inserimento professionali, i lavori stagionali, gli week-end job, ecc. L'innovazione tecnologica, inoltre, ha comportato una maggiore informatizzazione dei processi lavorativi, comportanti come conseguenze sia la riorganizzazione aziendale stessa che la nascita di nuove tipologie di lavoro come il lavoro a domicilio e il telelavoro. Questa nuova rivoluzione, non solo concettuale, ha inevitabilmente contribuito all'insorgenza di un disagio psichico da lavoro nel lavoratore moderno abituato al concetto di lavoro a tempo indeterminato .  Questo disagio psichico è stato sia quantitativamente che qualitativamente valutato in numerosi studi condotti in merito all'impatto delle nuove tipologie di lavoro nei confronti della salute dell'individuo, salute intesa nella sua più completa accezione di benessere psico-fisico .  Le cause del disagio psichico da lavoro lamentato devono essere ricercate, in modo particolare, nel concetto di forza lavoro come risorsa esterna all'azienda e utilizzata per il tempo strettamente necessario a raggiungere lo scopo per cui è stata assunta . Nel panorama della nuova dimensione del lavoro il lavoratore a tempo determinato avverte fortemente il senso di precarietà della condizione lavorativa. Escludendo i casi in cui è il lavoratore per esigenze proprie a scegliere il lavoro a tempo determinato, il disagio psichico da lavoro del lavoratore precario è riconducitele, in confronto al lavoratore a tempo indeterminato, a cause di natura economica, ridotta ricompensa monetaria, ad un aumentato senso di precarietà e conseguente insicurezza della condizione lavorativa e ad un aumentato grado di insoddisfazione e disaffezione lavorativa . L'evidenza di come aumenta il grado di insoddisfazione lavorativa nei lavoratori che maggiormente avvertono il senso di precarietà della condizione di lavoro è stata fornita da uno studio del 2004 intitolato «Tipologia di impiego e Salute» . Gli Autori traendo spunto dalle trasformazioni apportate al mercato del lavoro con l'introduzione di impieghi più flessibili, responsabili della diminuzione del senso di sicurezza della condizione lavorativa avvertita dal lavoratore moderno, si sono posti l'obiettivo di valutare lo stato di salute, sia da un punto di vista psichico che fisico, in due diversi campioni rappresentativi della popolazione lavorativa, costituiti rispettivamente da 15.968 e 21.703 lavoratori, di 15 differenti Paesi della Comunità europea . Lo stato di salute psico-fisica è stato valutato in termini di soddisfazione lavorativa e stress, di affaticamento generale e mal di schiena mediante la somministrazione di questionari per i suddetti indicatori di salute . I risultati così ottenuti sono stati inoltre rapportati al tipo di contratto, se a tempo indeterminato part-time o full-time, se a tempo determinato part-time o full-time, se lavoro autonomo, se piccoli imprenditori e se commercianti part-time o full rime. Dal confronto tra le due popolazioni studiate in tempi diversi, nel periodo tra novembre 1995 e gennaio 1996 per il campione di 15.968 unità (denominato ES 1995) e nel periodo tra marzo ed aprile 2000 per il campione di 21.703 unità (denominato ES 2000), è emerso che i lavoratori a tempo determinato riportavano una più alta percentuale di insoddisfazione lavorativa, ma più bassi livelli di stress rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato . I risultati così ottenuti hanno trovato spiegazione nel fatto che i lavoratori con impieghi a tempo determinato avvertono maggiormente la precarietà del proprio impiego, ma al contempo, sono esposti per minor tempo, in relazione all'instabilità del lavoro stesso, ai possibili stressor psico-sociali connessi con l'attività lavorativa. L'insicurezza della condizione lavorativa, come si evince dai dati presenti in letteratura è riconducibile sia alle ridotte possibilità di avanzamento di carriera, sia alla più difficile possibilità di ottenere promozioni in ambito aziendale che a frequenti cambi di mansione o trasferimenti in contesti lavorativi differenti . Un aumentato turnover nelle mansioni lavorative potrebbe esporre il lavoratore a maggiori rischi per la salute e la sicurezza . Quest'ultima condizione trova riscontro e conferma nell' aumentata incidenza di infortuni sul lavoro per quanto riguarda la categoria dei lavoratori precari . Le possibili spiegazioni di questo aumento vanno ricercate nel fatto che i frequenti cambi nella tipologia della prestazione lavorativa, non consentono né un'adeguata formazione ed informazione sui rischi propri della realtà aziendale in cui si trova di volta in volta adibito, né un'efficace tutela sanitaria e né una acquisizione dì specifiche competenze tecniche . Nei lavoratori a progetto e più estesamente in quelli parasubordinati ed occasionali in aggiunta alle motivazioni appena illustrate si aggiunge il prolungamento dell'orario di lavoro rispetto alla norma . Come prova delle inadeguate condizioni di sicurezza in cui versano i lavoratori precari rispetto a quelli a tempo indeterminato, Benavides et al., studiando un campione di 15.146 lavoratori di età maggiore di 15 anni provenienti da 15 Paesi della Comunità europea hanno riscontrato che i precari, paragonati ai lavoratori con contratto di lavoro «standard», erano maggiormente adibiti a mansioni lavorative particolarmente più faticose (58% contro il 42%), erano più esposti ad alti livelli di rumore (38% contro il 29%) e svolgevano attività di tipo ripetitivo (46% contro il 36%) . Un altro aspetto da non tralasciare, a spiegazione del disagio psichico del lavoratore precario derivante dall’aumentato turnover lavorativo è la difficoltà incontrata dal lavoratore nell'instaurare e nel gestire soddisfacenti e sempre nuovi contratti-rapporti relazionali con i colleghi di lavoro e con i diretti superiori . I risvolti in termini di salute mentale dei lavori atipici erano stati evidenziati indirettamente nel 1990 in un lavoro presentato al 53° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale avente come oggetto della ricerca la verifica della prevalenza di disturbi psicologici addetti all'uso di videoterminali . La valutazione di quest'ultima era stata condotta in rapporto alla tipologia sia della mansione lavorativa che del contratto, se occasionale o a tempo indeterminato. In merito a quest'ultimo aspetto, nei lavoratori occasionali, era stato riscontrato un significativo aumento degli stati depressivi, di autocritica elevata, sensazioni di vuoti di mente e mancanza di interesse o piacere nella vita sessuale. Sono stati forniti spunti interessanti per valutare la correlazione «lavoro al videoterminale-disturbi psicologici», non solo in funzione delle caratteristiche intrinseche della mansione stessa, ma anche in relazione ad altri stressor ricollegabili alla complessa condizione lavorativa del videoterminalista, come le condizioni ambientali dell'ufficio, le responsabilità derivanti dalla mansione, la scarsa soddisfazione derivante dal lavoro ecc.. In particolare i videoterminalisti con contratto di lavoro occasionale, qualora vengano impiegati in mansioni non comportanti rapporti con l'utenza e pertanto svolte in un contesto di isolamento sociale, mostrano disturbi psichici cinicamente rilevanti come disturbi di personalità associati sia ad ansia che a sintomi fobici . Allo stato attuale delle cose ed in linea di principio con quanto finora enunciato, la maggior parte degli A.A. riportano che l'insoddisfazione e la precarietà lavorativa possono essere definiti quali stressor di natura psico sociale in grado di determinare effetti negativi sulla salute mentale del lavoratore atipico inteso con l'accezione di flessibile .  Lo stressor insoddisfazione lavorativa è considerato essere un importante fattore predittivo per l'insorgenza di disturbi psichiatrici di natura di tipo depressivo. A conferma di questo nesso associativo una studio (review-metanalisi) del 2005 ha evidenziato come l'insoddisfazione lavorativa si correla positivamente con disturbi psichici come l'ansia, la depressione, ridotti livelli di autostima ed il burnout . Per il raggiungimento delle conclusioni di cui sopra, Farangher et al. hanno passato in rassegna più di 500 studi, pubblicati dopo il 1970, aventi come oggetto della ricerca l'insoddisfazione professionale e la valutazione sullo stato di salute, complessivamente in 250.000 lavoratori .......... Come indicatori di salute sono stati scelti il grado di depressione, il grado di ansia, il grado di autostima, la presenza di burnout e la presenza di disturbi psicosomatici, come mal di testa, vertigini, disturbi muscolari e la presenza di disturbi caridiovascolari, e muscoloscheletrici, tutti misurati con apposite scale di depressione ansia e stato di salute soggettivamente riferito .  Dai risultati così ottenuti gli Autori hanno concluso che l'insoddisfazione lavorativa dei lavoratori a tempo determinato può essere definita come un rischio specifico per la salute mentale ed il benessere psico-fisico del lavoratore . L'influenza, invece, dello stressor precarietà-insicurezza della condizione lavorativa è stata quantificata in una ricerca effettuata su 10.308 impiegati pubblici britannici di età compresa tra i 35 ed i 55 anni . Lo studio in esame, condotto in più fasi ha evidenziato come un cambiamento da un contratto di lavoro a tempo determinato a un contratto di lavoro a tempo indeterminato e viceversa ha come esito rispettivamente una riduzione e un aumento del tasso di morbilità psichiatrica misurata attraverso il questionario della salute generale (GHQ) e l'Indice di Depressione . Analoghe considerazione sono risultate da un ulteriore studio del 2003 che ha evidenziato una significativa associazione tra sensazione di insicurezza lavorativa, ansia e depressione................  In seguito alla correzione dei risultati per sesso, titolo di studio, stato civile, affettività negativa, contratto part time, gravi malattie, morte di un familiare e difficoltà relazionali persisteva comunque una più rimarchevole associazione tra l'insicurezza lavorativa e la depressione e stato di salute riferito...........Dai risultati così ottenuti è emerso che la prospettiva di un lavoro più stabile, veniva accompagnata da un decremento del rischio di distress psicologico [11]. Tale prospettiva faceva riferimento al fatto che nel 2002 il 45% degli impiegati rispetto al 13 % nel 1999 assisteva alla trasformazione del proprio contratto di lavoro da temporaneo a tempo indeterminato. I sopraccitati Autori, al fine di fare punto sulla situazione nel panorama letterario riguardante il lavoro temporaneo e la salute in generale, nell'accezione di benessere sia fisico che psichico, hanno analizzato 27 studi in materia effettuando una analisi differenziata per cinque differenti indicatori di salute: 1) stato psicologico, 2) condizione di salute generale (includendo i tassi di mortalità), 3) disturbi muscoloscheletrici, 4) infortuni sul lavoro, 5) assenza dal lavoro per malattia [26]. ....................................È risultato che 11 dei 18 lavori dimostravano una chiara associazione con un aumento del tasso di «psychological morbility» . Erano soprattutto i lavori stagionali, a progetto, occasionali ed atipici a presentare una maggiore associazione . La relazione tra lavoro precario e risvolti sulla sfera psico-sociale è stata messa in evidenza anche da uno studio condotto su 39 dipendenti di 2 hotel a cinque stelle ........................Dalle risposte date è emerso che i dipendenti con contratto di lavoro occasionale riferivano maggiori difficoltà nella gestione delle relazioni sociali, disturbi del sonno oltre che ad un aumento del grado di affaticamento fisico, scorretta alimentazione e difficoltà nel praticare sport o qualsiasi altra attività ricreativa . .............. In questa tipologia rientra a pieno titolo il telelavoro definibile come un insieme di attività svolte con caratteristiche di sistematicità in un luogo dedicato a distanza dalla sede centrale di riferimento e con l'utilizzo continuativo di strumenti telematici...............................Tali rischi vanno ricercati nell'isolamento sociale e fisico, nelle scarse relazioni intrecciate con gli altri colleghi di lavoro, nelle condizioni di superlavoro accompagnate da ridotte pause e nella demotivazione lavorativa che può insorgere per la lontananza dal contesto lavorativo . I rischi sopramenzionati potrebbero compromettere il benessere psichico del lavoratore a tal punto da determinare un maggior rischio di sviluppare disturbi di natura psichica come la depressione, ma questo nesso causale rimane una ipotesi, in assenza di dati statisticamente significativi e misurazioni oggettive al riguardo . In conclusione si può affermare che il lavoro atipico, per i risvolti che determina sulla vita psico-sociale del lavoratore, può essere in grado di determinare la comparsa di disturbi psichici, ad esempio ansia e depressione. Quest'ultime possono essere considerate la chiara manifestazione del disagio psichico vissuto dal lavoratore in risposta agli adattamenti che si trova costretto ad affrontare per far fronte alle continue trasformazioni lavorative che le caratteristiche del nuovo mercato del lavoro gli impongono. Una considerazione a parte può essere avanzata per il telelavoro. Dal momento che l'isolamento sociale è riconosciuto essere un rischio specifico del telelavoro , quanto riportato per videoterminalisti adibiti a mansioni condotte in assenza di interlocutore, potrebbe essere esteso anche ai telelavoratori................ Sono state omesse le note  (fonte: Consulenza n. 36/2005, Buffetti ed., p.58 e ss.)

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