domenica 29 marzo 2009

Torniamo al soggetto ed ai suoi diritti; Alain Touraine

di Lelio de Michelis. La La Stampa del 29/mar/09 Una storia personale che inizianel 1928. Famoso per avere ; coniato il termine di società postindustriale. Celebre il suoi Critica della modernita' (1992), dove tentava dì disegnare una democrazia non solo formale dove il dominio della ragione non producesse la morte delle diversità (soprattutto culturali) e j dove la modernità fosse il risultato della complementarità e dell'opposizione fra ragione e liberazione del soggetto. Perché «senza la ragione, il soggetto si chiude nell'ossessione della propria identità; senza il soggetto, la ragione diviene lo strumento dellaa potenza». Lunga la bibliografia Alain Touraine ,da La coscienza operaia (1969) a La società postindustriale (1970), da La produzione della società (1975) a Come liberarsi dal liberismo (2000), da La ricerca di sé (2003) al recentela La globalizzazione e la a fine del sociale (Il Saggiatore), Perché se il sociale e' morto sono le categorie culturali a prendere il posto di quelle sociali. Ma soprattutto, in Touraine, il concetto di soggettivazione. Che non significa desocializazione, ma la creazione di un soggetto autonomo, libero, responsabile; in una società laica dove i diritti dell'individuo siano al primo posto e limitati invece i poteri e i discorsi di assoggettamento. Perché «non siamo rinchiusi in una prigione, niente ci porterà mai a concludere che non c'è più nulla da fare», Modernità, post-modernità o forse: anti-modernità. In quale punto del nostro percor­so sociale ci troviamo oggi, stret­ti tra globalizzazione, rete, nazio­nalismi e integralismi religiosi, morte del sociale e trionfo dell'in­differenza? Esiste ancora l'indi­viduo, o meglio il «soggetto» (un essere cosciente, autonomo, re­sponsabile), in una società dove da decenni trionfa un determini­smo economico e tecnico che sembra ridurre gli spazi di liber­tà e di autodeterminazione?Bisognerebbe imparare a pensare altrimenti, scrive Alaine Touraine - uno dei massimi so­ciologi viventi - in questo saggio tradotto in italiano con il pensie­ro altro. Dove Touraine fa nuova­mente i conti con la modernità -lui che è stato il creatore del ter­mine società post-industriale proponendoci una via d'uscita al­la crisi sociale e culturale che stiamo attraversando. Offrendo­ci - e insieme chiedendoci di pra­ticare – un penser autrement (ap­punto) rispetto a quello che defi­nisce come «discorso interpretativo dominante»; e soprattutto guardando avanti («questo testo è rivolto all'avvenire», scrive). Dunque l'individuo, il «sog­getto». Da qui occorre ripartire, non da altro, secondo Touraine. Quel «soggetto» che non è mai amato da nessun «potere». Ma che deve tornare invece a riven­dicare i propri diritti Oggi che la società sembra essersi fatta vuo­ta diidee ma piena di beni di con­sumo e di divertimento, che i di­ritti sembrano scomparire sotto il peso di nazionalismi identitari, di integralismi religiosi, di particolarismi di gruppo o di nicchia, di chiusura in un sé che è la nega­zione del sé autentico. «In tale clima - scrive Touraine (e il libro è del 2007, dunque pre-crisi eco­nomica, e oggi tutto sembra più difficile) - si può pensare che ap­paia una nuova immagine del "soggetto"?». Sì, anzi già esiste.La modernità, certo, mette in crisi la società perché «taglia gli ormeggi, le appartenenze, i doveri. Ciononostante ha un aspetto positivo: chiede il dirit­to di ogni individuo di conquista­re e di difendere i suoi diritti e le sue scelte contro i poteri prestabilito E infatti il cittadino si e' affermato rovesciando la monarchia assoluta; il lavoratore ha ottenuto il diritto a un contratto con un'azione collettiva; le donne hanno fatto riconoscere i loro di­ritti». Processi di individuazione (costruire la propria identità in autonomia), e processi di sogget­tivazione, perché il soggetto «è la relazione tra sé e sé, è la coscien­za che cela un giudizio morale che chiama bene ciò che rafforza la coscienza di sé, male ciò che la distrugge o la discioglie».Ma esiste veramente questo «soggetto»? La realtà sembra ambivalente e oggi - soprattutto in questa Italia così conformista e vogliosa di auto-assoggetta­mento - il «soggetto» visto o ipotizzato da Touraine sembra piu' assente che presente. Eppure la sua idea è affasci­nante: «il soggetto al quale mi rife­risco è universalista nella misura in cui i diritti dell'uomo devono es­sere difesi su tutti i fronti e in nome di tutti; egli è inoltre individua­lista, perché è affermazione di sé, scoperta di sé come doppio di se stesso, pretesa di essere un essere umano con i suoi diritti e con la sua capacita dire io. Non e l'io in­dividuale che deve porsi al servi­zio della società, ma la società e le sue istituzioni che devono metter­si al servizio degli individui come creatori di se stessi». Attenzione, però: questo «soggetto» non è aso­ciale o antisociale; questa soggetti­vità «si trova negli individui e nei gruppi che hanno una coscienza di appartenere a un popolo, una cul­tura, una storia». E allora ecco i movimenti so­ciali e quelli culturali che reclama­no diritti nuovi, culturali appunto («ognuno ha il diritto di avere com­portamenti tipici della sua cultu­ra: lingua, religione, alimentazio­ne, sessualità, famiglia. Un diritto limitato solo dalla partecipazione a sistemi più vasti e differenti»). Dunque: non «ognuno per sé», ma «un universalismo sempre più esi­gente». Tuttavia lo stesso Touraine ammette: perché ciò si realizzi vanno combattuti il potere econo­mico e mediatico, il degrado am­bientale, il razzismo, le spaccature tra «razze», nazioni, generi, età. Ovvero quei poteri che chiedono assoggettamento e non soggetti­vazione, sub-ordinazione e non individuazione, integrazione funzio­nale e non autonomia.Che aggiungere? Forse, para­frasando Marx, un invito: soggetti di tutto il modo, unitevi! Alain Touraine .-» IL PENSIERO ALTRO , traduzione di Eleonora Sparano , Ed.Armando, pp. 239, € 23

1 commento:

Unknown ha detto...

Realta' incomprimibile quella del soggetto; per quanto gli stessi oggetti mediatici creati dal mercato tendano a massificarlo , o peggio ad osservarne/controllarne i desideri , le tendenze, gli interessi, per farli rientre nell'area del mercato, quindi tra le merci vendibili. Eppuire quegli stessi strumenti possono essere un validissimo scudo per difendere i diritti del soggetto, da quelli materiali a quelli delle identita' culturali tradizionali o emergenti.Lo strumento mediatico in crescita come un Giano bifronte che va monitorato, studiato, indirizzato...