Editore Fazi (collana Le terre)
In sintesi
Negli ultimi due secoli, l'uomo ha messo in atto una semplice ma brillante strategia di sopravvivenza: l'abbondanza. Di qualunque cosa avesse bisogno, il trucco era cercare di ottenere sempre di più: un rango più elevato, una maggiore quantità di cibo, di denaro, o di informazioni. E senza mai accontentarsi, cercare ancora e ancora. Solo in questo modo è riuscito a superare carestie, epidemie, catastrofi naturali. Ma oggi, grazie alle moderne tecnologie, viviamo addirittura nell'eccesso: abbiamo molto più di quanto sia mai possibile usare, godere, permetterci. Ciò nonostante, continuiamo a volere di più, con la conseguenza che, pur di seguire questo istinto, finiamo per ammalarci, stressarci, ingrassare, arrabbiarci e indebitarci. Per non parlare delle ripercussioni sull'ambiente. Adesso è giunto il momento di smettere. I segnali d'allarme sono ovunque: la crisi economica e quella ecologica, lo spettro della recessione, la precarietà lavorativa ed emotiva. Eppure i media - e persino i governi dei paesi occidentali - non fanno che dirci: "Comprate! Il peggio passerà". Ecco perché, sostiene il giornalista britannico John Naish, si deve iniziare a sviluppare un senso di appagamento per quello che già si possiede, in netto contrasto con una cultura consumistica che spinge ad avere sempre nuovi bisogni sociali e materiali.
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