Sabato 03 Maggio 2008 Perugia - Gli uffici pubblici della Regione Umbria dovranno adottare software a codice aperto per produrre documenti e servizi, in modo tale da garantirne un accesso senza ostacoli da parte dei cittadini. Questo uno dei punti chiave di una nuova normativa, la prima in una regione italiana, che promuove nei fatti la diffusione del software libero. La norma approvata dalla Regione al primo articolo promuove il pluralismo informatico e qualora la pubblica amministrazione dovesse ricorrere a programmi proprietari dovrà motivarne la scelta e adoperarsi in ogni caso per adottare "un formato dei documenti più possibile prossimo a formati a sorgente aperto". Entro tre anni l'amministrazione regionale dovrà aver adeguato le proprie strutture informatiche e avviato programmi di formazione del personale. A parte questi obblighi, la norma spinge gli uffici regionali ad adottare software aperto anche nelle procedure interne. Ad esempio nel caso del trattamento dei dati dei cittadini, "la cui diffusione o comunicazione a terzi non autorizzati possa comportare pregiudizio per la pubblica sicurezza". Di interesse che, proprio nel caso del trattamento dei dati, l'informativa sulle modalità della procedura dovranno comprendere anche le modalità di reperimento e le denominazioni dei software a codice aperto utilizzati dall'amministrazione. La nuova normativa, favorita dall'orientamento espresso già nella scorsa legislatura dal ministero all'Innovazione per la promozione dell'open source nella PA, impone all'amministrazione nuovi obblighi anche in fase di acquisto di software. Nell'analizzare quanto necessario ai servizi pubblici sarà infatti necessario includere nella valutazione il software libero. Altri elementi comprendono l'incentivazione alla realizzazione di progetti open source in enti pubblici e scuole, la promozione del concetto stesso di open source nei programmi didattici e istituisce un fondo per lo sviluppo open source. Infine, attraverso un centro di competenza sull'open source si lavorerà con istituzioni pubbliche, sviluppatori e associazioni professionali per "lo studio, la promozione e la diffusione delle tecnologie" aperte. La legge, disponibile in pdf, è frutto di una proposta di normativa avanzata dal consigliere regionale Oliviero Dottorini (Verdi e Civici) che spiega: "Prima fra tutte le regioni d'Italia (l'Umbria, ndr.) si dota di una legge che ha come finalità quella di garantire al cittadino il pluralismo informatico e di rompere i monopoli che di fatto ingessano il mercato, costringendo la pubblica amministrazione a investimenti spropositati e allo stesso tempo inevitabili". Il riferimento, sottolinea l'esponente del Sole che ride, è alle ingenti spese oggi sostenute per l'acquisizione di licenze per software proprietario: "Dal 2005 ad oggi la nostra regione ha speso circa un milione e mezzo di euro per il rinnovo e l'acquisto di nuove licenze software, di cui il novanta per cento prodotti targati Microsoft, azienda che è bene ricordare l'Unione Europea ha condannato per abuso di monopolio nel mercato europeo dell'informatica". "Grazie a questa legge ? conclude Dottorini - i progetti di diffusione e adozione del software libero possono contare sui trenta mila euro già stanziati a gennaio, grazie al nostro emendamento al Dap, che auspichiamo possano aumentare per il prossimo anno". Fonte Punto-Informatico.it
orso castano : facciamo i complimenti alla Regione Umbria ! E' davvero un esempio da imitare. Quando si decideranno le ASL della Regione Piemonte ad adottare un comportamento simile ? Sembra che Microsoft va per la maggiore e chi ha un software targato linux e scritto in quel linguaggio, fa molta fatica (per non dire che non riesce ad accedere ad internet, nonostante le affermazioni contrarie dell'amministrazione) ad utilizzare l'ADSL . Questo costringe ad aquistare un sistema operativo Microsoft, con buona pace delle mille raccomandazioni dell Europa..........
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