lunedì 16 marzo 2009

Sanita' e lobby : ancora sul sangue infetto

Un articolo impressionante , considerato che il personaggio Duilio Poggiolini , e' stato  Direttore Generale del servizio farmaceutico nazionale del Ministero della Sanità di Francesco De Lorenzo e coinvolto nell'inchiesta Mani Pulite sullo scandalo di Tangentopoli. È stato membro della loggia massonica P2.Laureatosi in medicina nel 1954, si specializzò in fisiologia e prima di diventare alto funzionario ebbe una carriera accademica nella Capitale che lo portò a essere nominato professore di microbiologia nel 1963, poi di chemioterapia nel 1966, quindi di igiene nel 1972; proprio in quell'anno divenne ispettore generale al Ministero della Sanità.Nel 1981 divenne il rappresentante italiano nell'Organizzazione mondiale della Sanità per il programma sui farmaci essenziali. Nel 1991 fu eletto presidente della Commissione per i prodotti farmaceutici della CEE che si occupa dell'armonizzazione dei medicinali tra gli Stati europei membri della comunita'economica. E' stato anche vicepresidente della Commissione della Farmacopea italiana.

da Venerdi' di Repubblica del 27/2/2009 di NADIA FRANCALACCI  L'ex direttore generale del ministero della Sanità, Duilio Poggiolini , condannato per tangenti ai tempi di Mani pulite, è riapparso in un processo per le trasfusioni killer. Una del le quasi 500 cause intentate in tutta Italia da malati danneggiati dal plasma raccolto nelle prigioni e nei ghetti degli Usa. Dove altri giudici sono al lavoro. Mentre, a Torino, Fran­cesco, 12 anni, si contorceva nel letto con dolori lancinanti e implorava la madre di non farlo soffrire più, Alex, recluso in un carcere della Louisiana, moriva di Aids ed epati­te C. Anche Ed e Bruce, il primo rinchiuso in una prigione dell'Arkansas, il secondo un omosessuale di Los Angeles, morivano delle stesse malattie. Alex, Ed e Bruce avevano in comune un'altra cosa: poche settimane prima, avevano venduto per pochi dollari il loro sangue a una casa farmaceutica statunitense, la stessa che produ­ceva il farmaco destinato ad alleviare la sofferenza di Francesco e di milioni di emofilici in tutto il mondo: il fattore VII. Nei primi anni Ottanta, all'in­terno delle carceri di Alabama, Florida, Arkansas, Mississippi e Louisiana, come nei ghetti urbani e nelle comunità gay di San Francisco, Los Angeles e Hudson, molte case farmaceutiche, statunitensi e non solo, avevano individuato il lo­ro business: compravano per poco più di 160 dollari a «donazione», li­tri e litri di sangue e plasma che utilizzavano per trasfusioni e vac­cini. Sangue prelevato da uomini e donne affetti dal virus dll'Hiv e dell'epatite C, che poi veniva com­mercializzato in tutto il mondo.Milioni di questi tarmaci saivavita derivati da plasma infetto sono stati usati anche in Italia. E sono stati al centro del processo che si è celebrato a Napoli dal 22 dicembre al 21 febbraio scorso, dopo indagini durate anni: tra gli imputati, Duilio Poggiolini, il «re Mida», direttore del servizio farmaceutìco del ministero della Sanità tra i protagonisti di Tangentopoli, accusato con altri dieci, tra i quali sette tra dirigenti ed ex dirigenti del gruppo far­maceutico Marcucci, di omicidio colposo. Il processo ha avuto una fine interlocutoria: il giudice ha rinviato gli atti al pubblico mini­stero Pasquale Ucci per un vizio di forma nella notifica della fine del­le indagini. Ma, mentre a Napoli si ricomincia daccapo, sono oltre cinquemila le cause in corso da anni contro il ministero della Sa­lute, che, tra il 2003 e il 2007, ha risarcito con 400 mila euro ciascuno circa 800 emofilici e con 620 , mila le famiglie dei defunti.1974. Per dieci anni, la vita di emo-filico non mi è sembrata più così terrìbile. Le mie articolazioni, grazie al nuovo farmaco, seppur gravemente colpite, funzionavano discretamente e, anche se dolo­ranti, mi permettevano di condur­re un'esistenza normale». Poi, la scoperta di essere affetto da Hiv e epatite C e l'inizio di un nuovo cal­vario: un coma durato tre mesi ed il risveglio su una sedia a rotelle. «Solo in Italia, tra gli inizi degli anni 70 e la metà degli anni 80 sono state contagiate oltre 70 mila per­sone con il virus dell'epatite C e cir­ca duemila anche con quello dell'Hiv. Di questi, 4.500 sono morti» spiega Luigi Ambroso, presidente del Comitato 210/92 per un'equa giustizia. Tra le vittime, talassemici, anemici ereditari, trapiantati, trasfusi occasionali ed emofilici. Questi ultimi sono stati i più colpiti con tremila contagi, praticamentela quasi totalità della popolazione vivente in quel periodo affetta dal­la malattia». Una strage da farmaci con il bilancio più pesante nella storia d'Italia, che continua a mie­tere vittime nel silenzio. «Non sono più un uomo, ma un numero: quel­lo che mi ha assegnato la burocra­zìa» dice Luca Lucente, 31 anni, di Taranto, che ha contratto l'epatite B e C dopo aver utilizzato emodervati infetti per curare la leucemia che lo aveva colpito a tre anni. «La legge mi ha dato un vitalizio di po­co più di mille euro ogni due mesi: una miseria che non basta per cu­rarmi e che mi è pagata costante­mente in ritardo». Luca ha dovuto sospendere le cure che aveva iniziato a Pavia per­ché i continui spostamenti, in auto o treno, erano diventati troppo co­stosi e faticosi. «Se lo Stato mi aves­se risarcito, con quei soldi avrei continuato le terapìe nell'ospedale , racconta Francesco di Torino, che oggi ha 47 anni: «Ho iniziato la cura con il fattore Vili nel febbraio 1974. Per dieci anni, la vita di emo-filico non mi è sembrata più così terribile. Le mie articolazioni, grazie al nuovo farmaco, seppur gravemente colpite, funzionavano discretamente e, anche se dolo­ranti, mi permettevano di condur­re un'esistenza normale». Poi, la scoperta di essere affetto da Hiv e epatite C e l'inizio di un nuovo cal­vario: un coma durato tre mesi e il risveglio su una sedia a rotelle. «Solo in Italia, tra gli inizi degli anni 70 e la metà degli anni 80 sono state contagiate oltre 70 mila per­sone con il virus dell'epatite C e cir­ca duemila anche con quello dell'-Hiv. Di questi, 4.500 sono morti» spiega Luigi Ambroso, presidente del Comitato 210/92 per un'equa giustizia. Tra le vittime, talassemici, anemici ereditari, trapiantati, trasfusi occasionali ed emofilici. Questi ultimi sono stati i più colpiti con tremila contagi, praticamentela quasi totalità della popolazione vivente in quel periodo affetta dal­la malattia». Una strage da farma-ci con il bilancio più pesante nella storia d'Italia, che continua a mie­tere vittime nel silenzio. «Non sono più un uomo, ma un numero: quel­lo che mi ha assegnato la burocra­zia» dice Luca Lucente, 31 anni, di Taranto, che ha contratto l'epatite B e C dopo aver utilizzato emoderi-vati infetti per curare la leucemia che lo aveva colpito a tre anni. «La legge mi ha dato un vitalizio di po­co più di mille euro ogni due mesi: una miseria che non basta per cu­rarmi e che mi è pagata costante­mente in ritardo». Luca ha dovuto sospendere le cure che aveva iniziato a Pavia per­ché i continui spostamenti, in auto o treno, erano diventati troppo co­stosi e faticosi. «Se lo Stato mi aves­se risarcito, con quei soldi avrei continuato le terapie nell'ospedale lombardo, ma purtroppo faccio parte di quelle migliala di persone che non hanno ancora ricevono ne­anche un euro per il danno subito». E alla sofferenza si aggiunge la bef­fa: «Mentre sono ancora in attesa dei soldi, da me e molte altre persone nelle mie stesse condizioni lo Stato pretende ogni sei mesi un certificato di esistenza in vita, sen­za il quale non autorizza il paga­mento del vitalizio». Al Nord, la situazione non cam­bia, i ritardi nei pagamenti del vita­lìzio si registrano ovunque. Molte persone contagiate non sono in gra­do di lavorare e questi soldi sono l'unica fonte di sostentamento. L'altro aspetto preoccupante ri­guarda i medicinali salvavita. Piero deve prendere ogni giorno dalle sei alle dieci pasticche. «Quando mi presento alla farmacia dell'ospeda­le di Palermo per ritirare 5 medici­nali della terapia antiretrovirale»dice «puntualmente mi dicono che li hanno finiti e inizia un valzer di telefonate negli altri ospedali della provincia alla ricerca di qualche pillola. Così finiamo per dividerci e toglierci l'un l'altro i farmaci, in at­tesa che arrivino le scorte». Anche negli Stati Uniti è in cor­so un processo, dal giugno 2003, che vede imputati i colossi farma­ceutici Bayer Corporation, succes­sore della Cutter Biological, la Bax­ter Healthcare Corporation e la sua Hyland Division, la Armour Pharmaceutical Company, la Al­pha Therapeutic, l'Aventis Behring Llc e la Aventis Inc., citati in giudi­zio da emofilici italiani. «Le indu­strie farmaceutiche sta­tunitensi sapevano che il plasma che usavano per produrre farmaci salva-vita per far coagulare correttamente il sangue, destinati agli emofilici,era ad altissimo rischio» precisa l'avvocato Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio & Commo­do di Torino e legale del Comitato 210/92. «Lo sapevano perché anda­vano a cercarlo nei luoghi più a buon mercato come le prigioni. Non solo. Fecero ricorso anche alle popolazioni del Nicaragua, Haiti, Messico e Belize». Fatti ammessi anche da un ex dipendente di una delle aziende coinvolte, Edward Shanbrom: il 30 ottobre 2002, da­vanti alla Corte Suprema della California. Shanbrom, responsabile dell'Ufficio ricerca e sviluppo della Baxter, ha dichiarato che sapeva che il plasma utilizzato per la pro­duzione dei lotti iniziali del fattore Vili proveniva da reclusi della pri­gione di Angola in Louisiana, e so­prattutto che in quel plasma era presente un'epatite che non era la B. Dalla deposizione emerge che fu lo stesso Shanbrom a informare della pericolosità di quel plasma sia il personale sia il presidente del­l'azienda e a suggerire di astenersi dal ricorrere a quei donatori. Le aziende, invece, si difendono sostenendo di avere analizzato e «lavorato» il sangue acquistato secondo tutte le conoscenze e le tecnologie dell'epoca. «L'aspetto più inquietante che sta emergen­do dal processo americano» con­clude Bertone «è che alcune case farmaceutiche hanno mantenuto in commercio nel nostro Paese medicinali plasmaderivati non trattati quando negli Usa veniva somministrato da mesi lo stesso farmaco ma termotrattato, ovve­ro "pulito" dal virus dell'Aids».Gli emofilici che hanno fatto causa negli Stati Uniti sono 2.970, provenienti da 25 nazioni. Gli italia­ni sono 486, di cui 416 affetti dal vi­rus dell'epatite C e i restanti da Hiv.

orso castano : ancora oggi , dopo questi disastri , ad opera vergognosa di un medico , che  circola libero nel paese dove ha provocato tanti lutti, la farmacoviglilanza , benche ampiamente finanziata dall'AIFA (vedi post "sanita' e trasparenza : Piemonte , clicca) , e' quasi assente. Le ASL non pubblicano sul web , per i cittadini , ne' i progetti ne' i risultati degli studi che avrebbero dovuto fare....!

per saperne di piu vai al sito sulla Farmacovigilanza , clicca qui'

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