venerdì 6 marzo 2009

La situazione sanitaria in Piemonte, Associazione Torino-Europa , stralci , clicca x link

Nella letteratura si trovano tesi contrastanti rispetto all’efficacia del decentramento nei sistemi sanitari. Si può dire però che due sistemi sanitari europei – quello francese e quello britannico, fortemente accentrati – assorbono un volume minore di risorse e assicurano una migliore tutela della salute rispetto a quanto accade nella sanità tedesca, il cui punto debole è rappresentato dalla disomogeneità e dalla duplicazione delle prestazioni fra i diversi Lander. La disomogeneità delle strutture e della qualità organizzativa a livello regionale è un fattore che si riscontra anche in Italia. ........un divario profondo fra le regioni del Centro-Nord e quelle del Sud ...........Queste differenze che spingono i cittadini a migrazioni sanitarie da una regione a un’altra, mostrano che vi possono essere dei margini di miglioramento nell’efficienza e nell’appropriatezza dell’erogazione delle prestazioni sanitarie....... .........Partiamo dalla definizione classica, quella data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”.......Per l’OMS, quindi, occuparsi di salute non vuol dire solo curare i malati, ma realizzare una politica che promuova la salute. Nei documenti dell’OMS si parla infatti di “Responsabilità multi settoriale per la salute” ed entro il 2020 l’OMS auspica che tutti i settori della società riconoscano e accettino le loro responsabilità nel campo della salute; in questo gli enti e le organizzazioni pubbliche – i Comuni soprattutto – dovranno avere un ruolo preminente...............La Sanità pubblica piemontese appare quindi come un settore di grande rilevanza per l’economia regionale, il cui valore è di circa 7 miliardi di euro di spesa, cui vanno aggiunti i circa 120 milioni di euro all’anno di spesa regionale per i servizi socio assistenziali.............La struttura professionale del sistema Sanità in Piemonte presenta un livello apprezzabile di personale laureato, ma ha anche oltre il 70% dei profili attestati a livelli tecnici o competenze di carattere generico. Tale struttura suggerirebbe un intervento di riassetto del sistema delle competenze finalizzato a una maggiore stratificazione, sia per quanto riguarda l’introduzione di figure nella fascia alta a integrazione dell’organizzazione clinica e a cerniera tra clinica e territorio, sia rispetto a una migliore utilizzazione del personale non medico...........In Piemonte, dove risiede poco più del 7% della popolazione italiana, l’indice d’invecchiamento – il rapporto tra gli ultra sessantacinquenni e il totale della popolazione – è cresciuto, dal 2001 al 2006, dal 21,3% al 22,4% – nel resto dell’Italia dal 18,7% al 19,8% –: è quindi una regione più vecchia della media delle regioni italiane. Oltre all’indice d’invecchiamento è importante esaminare l’indice di vecchiaia che mette in rapporto la popolazione anziana con quella infantile. Quando l’indice è elevato significa che vi è un basso ricambio di popolazione: dal 2001 al 2008 in Piemonte l’indice di vecchiaia è passato da 176 a 181.........È comunque indubbio che, anche se – statisticamente parlando – i grandi  anziani piemontesi hanno una salute migliore rispetto alla media nazionale la Sanità piemontese dovrà prendere maggiormente in considerazione i bisogni relativi alla classe d’età oltre i settantacinque anni, creando servizi ad hoc e potenziando tutti quegli aspetti legati all’assistenza. L’organizzazione della Sanità attualmente è focalizzata sulle patologie acute, con un’offerta sanitaria sbilanciata sull’ospedale. Il progressivo invecchiamento della popolazione porta a un aumento delle condizioni di disabilità e di cronicità con una richiesta sempre più ampia e articolata di servizi di lungo-degenza extra ospedaliera e assistenza domiciliare............. non vi sono particolari differenze statistiche tra i ricoveri ospedalieri di bambini italiani e stranieri, se si eccettuano i ricoveri per otite e bronchite – più del 7% per i bambini stranieri e meno del 4% per gli italiani – che indicano problemi legati alle condizioni abitative insalubri e alla difficoltà di accedere all’assistenza primaria. ...adulti maschi: le principali cause di ricovero per i maschi immigrati adulti sono traumi e malattie infettive. ..adulti femmine: le principali cause di ricovero sono rappresentate da gravidanza, parto, puerperio.  Senescenza:per ora rappresentano una quota esigua nell’insieme dei ricoveri; le cause sono del tutto simili a quelle dei ricoveri degli anziani italiani (problemi cardio-respiratori, patologie neoplastiche, ecc.). È molto probabile che nel tempo il loro numero sia destinato a crescere a seguito dell’invecchiamento dei soggetti arrivati da giovani e anche per via dei ricongiungimenti familiari.......La spesa sanitaria complessiva è composta dalla spesa pubblica,sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale più la spesa privata, rappresentata dagli acquisti fatti direttamente dai cittadini. In Piemonte abbiamo visto che la spesa pubblica è coerente con la spesa media procapite delle regioni del Centro-Nord. Per quanto riguarda la spesa sanitaria  dei singoli cittadini assistiamo a un tasso di crescita, negli anni dal 2002 al 2005, superiore a quello medio nazionale. Per esempio, nel 2003 la percentuale media nazionale per quanto riguarda la spesa sanitaria dei cittadini era del 22,7% mentre in Piemonte del 26%. Si può dire che circa un quarto della spesa sanitaria piemontese complessiva sia sostenuto dalle famiglie. ...........Il 47% di questa somma –sempre a livello nazionale – è destinato all’acquisto di prodotti medicinali, articoli sanitari, apparecchi terapeutici; il 36% a visite mediche e accertamenti diagnostici, il 16,7% alle prestazioni ospedaliere di riabilitazione.La differenza tra la spesa pubblica e quella privata è un fenomeno che riguarda, con diverse intensità, tutti i Paesi europei................In Italia le prestazioni erogate dalle strutture ospedaliere pubbliche e accreditate assorbono il 52% delle risorse del Servizio sanitario nazionale, mentre gli interventi sul territorio – assistenza ambulatoriale, residenziale, semi-residenziale, domiciliare – non arrivano al 13%. Questo fa sì che, in Italia, solo il 2,9% della popolazione anziana usufruisca di assistenza domiciliare, mentre nel Regno Unito l’assistenza è il 17%, in Germania 9,6% e in Francia 8%.......... È probabile chel’iniziale aumento dei costi, se accompagnato da modificazioni nell’organizzazione e nella gestione di alcuni servizi, nel lungo termine si traduca in risparmio. In effetti gran parte delle innovazioni riguardano il settore della prevenzione piuttosto che quello della cura ed è altamente probabile che con l’aumento della prevenzione vi sia un sensibile miglioramento dello stato generale di salute e quindi nel tempo un risparmio sulle cure da erogare ..........Secondo una ricerca OCSE , a un incremento dell’1% del reddito pro-capite corrisponde una crescita della spesa sanitaria compresa tra l’1 e l’1,3%: la domanda di beni e servizi per la salute tende a crescere in misura più che proporzionale rispetto allo sviluppo economico e sociale delle nazioni...........La spesa sanitaria non è quindi una spesa improduttiva. Il rapporto presentato da Confindustria – la ricerca è stata condotta nel 2005 da Nicola Quirino, professore ordinario di finanza pubblica presso l’Università LUISS di Roma; lo studio è stato ulteriormente aggiornano nel 2006 – dimostra che le risorse investite in Sanità hanno un’alta fecondità; tra il 1996 e il 2004 produzione e valore aggiunto dell’azienda salute hanno registrato tassi di crescita superiori a quelli del complesso delle attività produttive.  A tutti gli effetti comincia a farsi strada l’idea che la spesa sanitaria non è un costo ma un investimento; il ruolo della tutela della salute non è solo sociale ma anche economico.............. le carenze organizzative e infrastrutturali erodono risorse in modo improprio e tendono a ridurre i livelli della qualità assistenziale;  l’attuale sistema organizzativo e l’odierno patrimonio di infrastrutture non saranno in grado di assicurare i livelli di assistenza sanitaria necessari a una popolazione che richiederà un’assistenza diversa, sempre più basata sulla prevenzione, su cure e competenze specialistiche, sulla possibilità di assicurare continuità assistenziale......Il Piano socio-sanitario regionale2007-2010,approvatodalla Regione Piemonte nell’ottobre del 2007,.................propone un cambiamento radicale eprofondodell’attuale sistema e di fatto programma azioni che realisticamente potranno essere pienamente compiute in un arco temporale molto lungo, con grandi investimenti e con cambiamenti organizzativi che sicuramente vedranno le parti coinvolte non completamente d’accordo o addirittura contrarie per la difesa di rendite di posizione acquisite. In alcuni casi si tratta di compiere delle vere e proprie rivoluzioni culturali, per esempio per quanto riguarda il disegno del nuovo ruolo – sia dal punto di vista organizzativo sia strutturale – dei Medici di Medicina Generale...............È sicuramente un buon progetto generale. Manca, quasi del tutto, quello che gli architetti definiscono il progetto esecutivo.............Crescono i costi e la complessità dei processi di cura, si sviluppano nuove tecnologie e l’informatizzazione diffusa è la condizione per lo sviluppo di nuove forme organizzative e assistenziali; tra queste la telemedicina tenderà ad avere un ruolo sempre più importante. Inoltre i cittadini/utenti hanno forti aspettative e pretendono cure efficaci, tempestive, assistenza adeguata. Contemporaneamente si rende necessaria una semplificazione dei processi, una riduzione dei costi, una sempre più marcata programmazione, una responsabilizzazione di tutti i settori preposti ai processi di cura.........Negli ultimi sei anni i costi del nostro servizio Sanitario Nazionale sono cresciuti del 49,6% e “… si può quindi affermare che le politiche di  finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale concordate tra i diversi livelli di  governo hanno incorporato un rigore finanziario che, a consuntivo, si è rivelato completamente irrealistico” (Nicola Quirino, L’andamento della filiera della salute nel periodo 2004-2006, Roma dicembre 2007, p. 8).La spesa è ancora destinata a salire nei prossimi anni per una serie di fattori che, sempre il documento di Confindustria riassume in tre principali motivi: l’invecchiamento della popolazione; i progressi della ricerca scientifica; il graduale miglioramento del tenore di vita. L’invecchiamento della popolazione significherà un incremento dei casi di disabilità e delle patologie cronico-degenerative e quindi il conseguente aumento della domanda di assistenza continuativa. La popolazione anziana in Italia, cioè le persone con almeno 65 anni di età, erano 11 milioni nel 2006 – 19,8% sulla popolazione totale – e saranno 13 milioni e mezzo nel 2020 (23,2%) e quasi 19 milioni nel 2050 (33,6%).Qui si evidenzia un vero nodo critico: oggi questa assistenza è in gran parte fornita dalle strutture ospedaliere con un aumento improprio dei costi, e quindi nei prossimi anni occorrerà investire molto per realizzare le strutture necessarie per un’assistenza domiciliare integrata.  I progressi della ricerca scientifica a loro volta faranno lievitare la spesa in quanto amplieranno le possibilità di intervento medico, attraverso l’adozione di cure più efficaci ma anche molto più costose e complesse, permetteranno di trattare un numero crescente di patologie comprese quelle precedentemente considerate non curabili. Viceversa i progressi scientifici potranno essere orientati verso la prevenzione, con un conseguente risparmio di sofferenze, riduzione dei ricoveri, minore consumo di farmaci. Ovviamente la spesa per la prevenzione va considerata come un investimento a medio e lungo termine: inizialmente farà lievitare ulteriormente i costi, ma nel tempo potrebbe creare risparmi. L’ultimo dei fattori che contribuisce all’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria è il miglioramento del tenore di vita della popolazione che tende di per sé a far crescere in misura più che proporzionale la domanda di beni e servizi per la tutela della salute. In sintesi nei prossimi anni assisteremo a un progressivo aumento della domanda di prevenzione, cure complesse, assistenza continuativa e domiciliare. Aumenterà la possibilità di curare patologie gravi e di aumentare sensibilmente le aspettative di vita. Le cure, sempre più specialistiche, richiederanno livelli organizzativi, tecnologie, competenze sempre più alte, complesse, interdisciplinari, costose. Di conseguenza, per garantire i livelli di assistenza attuali, per migliorarli, per adeguarli al progresso scientifico, per rispondere alla nuova domanda occorre un intervento radicale di razionalizzazione dei processi organizzativi, di sviluppo tecnologico ed edilizio dei luoghi di cura, la realizzazione di una rete capillare di assistenza e cure primarie a livello territoriale, un cambiamento culturale nel rapporto paziente-medico e tra medicina generalista e medicina specialistica. Gli investimenti saranno ingenti e ineludibili...........La sanità in Piemonte..............Le criticità maggiori, che nel tempo tenderanno ad aumentare e non a risolversi, se non prontamente affrontate, riguardano due macro-aree di intervento: i modelli organizzativi e la rete ospedaliera e della medicina territoriale. I modelli organizzativi sono relativi a: .....riordino delle attività delle aziende ospedaliere;.... il sistema informativo;.....la riorganizzazione del ruolo e delle funzioni della Medicina generale e della sua funzione di porta d’ingresso del sistema sanitario.........L’azienda ospedaliera, in questo momento, rappresenta uno dei punti più critici del sistema sanitario, quello dove sarebbe necessario intervenire con maggior radicalità. E, contemporaneamente, è il punto dove si possono conseguire risultati di efficienza ed efficacia in tempi relativamente brevi e con costi iniziali contenuti e successivi significativi risparmi.  Si tratta però di intervenire celermente con processi di riorganizzazione radicale in grado di ottimizzare le risorse esistenti, riequilibrare ruoli e funzioni, semplificare le strutture interne (dipartimenti), eliminare le duplicazioni e le sovrapposizioni. ......Programmare un percorso di riorganizzazione di tutti i nosocomi piemontesi mettendo in comune le migliori esperienze e i processi in atto in tutte le aziende ospedaliere piemontesi, utilizzare esperienze di altre strutture ospedaliere italiane attraverso una valutazione comparativa e sul campo delle componenti organizzative e gestionali, sperimentare nuovi concetti di gestione complessiva del nosocomio che distingua le prestazioni sanitarie, molto complesse e ad alta intensità, dalla gestione dell’accoglienza e della degenza coinvolgendo in questo caso competenze specifiche e consolidate nel settore alberghiero; procedere a una nuova valutazione dei livelli di produttività di tutto il personale, puntando a un aumento del tempo realmente dedicato alle attività professionali, favorendo il riequilibrio tra personale medico e infermieristico, immettendo nuove professionalità e specializzazioni, favorendo il lavoro interdisciplinare, sviluppando le attività di formazione e riqualificazione professionale e scientifica.Occorre verificare la possibilità di mettere in comune alcune attività gestionali: l’acquisto di beni e medicinali, la gestione energetica, sicuramente l’unificazione dei sistemi informativi...............Il sistema informativo..................Oggi, in Piemonte questo sistema è estremamente lacunoso e incompleto: “… nel corso dell’ultimo decennio si è registrata una notevole diffusione di sistemi e applicazioni, evoluzione caratterizzata da scarso governo dell’architettura, più centrata su una logica di semplice informatizzazione delle funzioni singole che non sull’integrazione del sistema complessivo. Ciò determina allo stato attuale un basso livello di interoperabilità, inefficienza, una ridotta flessibilità e adattabilità, costi di gestione alti, presumibilmente  replicati e ingovernabili” (Assessorato alla Sanità, Piano socio-sanitario regionale 2007-2010, Regione Piemonte, ottobre 2007, p. 15)............... Avviare con grande celerità un programma di unificazione a livello regionale del sistema informativo in grado di far realmente dialogare tutti i punti del sistema. È un’operazione difficile, ricca di imprevisti e di nodi da sciogliere, ma 27imprescindibile per il successo di ogni azione di modernizzazione del sistema sanitario e condizione primaria per conseguire alcune significative economie di scala – acquisto di beni –, per favorire la piena integrazione tra medicina generale e medicina specialistica, per rendere efficiente l’azione dei Gruppi di cure primarie, per sviluppare la telemedicina................La riorganizzazione del ruolo e delle funzioni della medicina generale......................La medicina generale assumerà un ruolo sempre più fondamentale per un servizio sanitario che deve garantire prevenzione, cure complesse, assistenza continuativa. Il medico di famiglia già oggi deve indirizzare i propri pazienti verso la struttura e i trattamenti terapeutici più appropriati accompagnandoli in ogni azione terapeutica, deve rispondere appieno alla funzione di porta d’ingresso del servizio sanitario e deve contribuire all’erogazione delle cure primarie. Da medico che risponde alla domanda di cure deve trasformarsi in un professionista in grado di occuparsi della salute del cittadino, deve poter attuare piani e strategie per lavorare sulla prevenzione e per dare risposte, oltre che all’individuo anche alla collettività.Per svolgere appieno queste nuove funzioni il medico di famiglia dovrà lavorare sempre di più in equipe attraverso i Gruppi di cure primarie (GCP), caratterizzati da presenze pluriprofessionali, dalla condivisione delle impostazioni di lavoro, da relazioni operative strutturate con gli altri livelli del sistema sanitario territoriale ed ospedaliero. I GCP dovrebbero operare in strutture ambulatoriali e avvalersi di un sistema informativo in grado di farli dialogare facilmente con tutto il sistema sanitario. Dovrebbe essere inoltre sviluppata celermente la possibilità di assistere e curare attraverso la telemedicina.

1 commento:

Unknown ha detto...

Analisi condivisibile , ma datata. Fin dall'emanazione della 833, circa trent'anni fa,si e' sempre parlato di prevenzione , di territorio , ecc.
Quello che ha frenato l'investimento di risorse economiche e culturali sul territorio , e che probabilmente continuera' a frenare, sono i gruppi di potere e di interessi, in USA le chiamano Lobby , sono ufficiali agendo alla luce del sole,che trovano nell'ospedale, nei servizi dell'indotto ospedaliero, nelle attrezzature ospedaliere, nel clientelismo che il "posto ospedaliero" consente, e nei molti altri interessi legati alle "AZIENDE" ospedaliere, motivo per ostacolare qualsiasi intervento nella prevenzione e sul territorio. La mancanza di "Lobby" territoriali altrettanto forti, per l'assenza , a parte quelli delle case farmaceutiche, di interessi forti economici, legati all'attuazione della prevenzione o dell'assistenza domiciliare e della medicina di territorio , purtroppo blocchera' ancora gli investimenti sul territorio e , di conseguenza, lievitera' sempre di piu' la spesa sanitaria fino, se ci sara', ad un punto di rottura.Ma continueremo la nostra analisi in seguito......