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di Giovanni Tizian
Non è una novità l’infiltrazione delle ‘ndrine nella sanità calabrese e la connivenza della dirigenza sanitaria e dei politici con il potere mafioso. Eppure qualcuno finge ancora di scandalizzarsi.Gennaio 2008, finiscono in manette l’onorevole- medico Domenico Crea, Antonio Crea, medico e figlio del consigliere regionale nonché direttore sanitario della clinica di residenza sanitaria convenzionata con il servizio sanitario regionale “Villa Anya” di Melito Porto Salvo. Insieme a loro, Antonio Iacopino, capostruttura della segreteria politica del consigliere Crea, gia’ direttore sanitario della clinica. Agli arresti domiciliari sono finiti Giuseppe Biamonte, direttore generale ad interim dell’assessorato alla sanità, Pietro Morabito, gia’ direttore generale dell’ ASL 11 di Reggio Calabria, direttore generale dell’ azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Laura Autelitano, medico, moglie di Antonio Crea, direttore amministrativo di “Villa Anya”, Francesco Cassano dirigente medico dell’ Ospedale di Melito, gia’ direttore del distretto sanitario n 4 di Melito, Salvatore Asaro, medico direttore del Pronto soccorso dell’ ospedale di Melito, gia’ geriatra all’ Unita’ di valutazione geriatrica dell’ Asl n 11 di Reggio Calabria, Domenico Pangallo, dirigente Asl Melito e responsabile dell’ Unita’operativa ospedaliera pubblica/privata accreditata, gia’ direttore sanitario Asl 11 di Reggio Calabria, Roberto Mittiga collaboratore professionale, componente della commissione verifica dei requisiti minimi della Asl 11 di Reggio Calabria, Domenico Latella, gia’ direttore amministrativo Asl 11 di Reggio Calabria. Tra gli arrestati ci sono esponenti della ndrine dei Morabito, tra cui Giuseppe Pansera, già detenuto, genero del boss “u tiradrittu”. I provvedimenti riguardano anche i due Marciano, affiliati alla ‘ndrina dei Cordì, che si trovano già in carcere perché accusati dell’omicidio di Francesco Fortugno. Alla luce della rete clientelare sviluppata tra politica e ‘ndrangheta delineata dalle indagini che hanno portato al commissariamento dell’Asl 9 di Locri prima e dall’inchiesta “Onorata sanità” dopo, appare chiaro come l’omicidio di Fortugno sia stato deciso per non rompere equilibri che già si erano consolidati e che non dovevano essere messi in discussione. Evidentemente l’onorevole Crea rappresentava il punto di riferimento, l’adepto che avrebbe dovuto favorire le ‘ndrine assecondando la loro volontà di dominio, in cambio di voti. Sarebbe stato lui a indirizzare i soldi verso le casse giuste. Il denaro doveva seguire la rotta prescelta dai Morabito, Cordì, Crea. Si sarebbero spartiti i guadagni tra di loro. Fortugno non rientrava nei programmi. Primario era e Primario doveva restare. L’elezione di Fortugno non garantiva la necessaria acquiescenza e gli stessi profitti previsti con Crea alla regione. Doveva essere Crea dall’alto del consiglio regionale a suddividere gli appalti e le assunzioni con la compiacenza di Pietro Morabito, dirigente generale Asl di Catanzaro, e Giuseppe Biamonte, dirigente vicario del dipartimento della sanità della regione Calabria. Ognuno al suo posto per recepire e indirizzare i milioni di euro verso cliniche amiche o addirittura di famiglia, per sistemare il cugino, il fratello e il compare nelle diverse aziende sanitarie e tutto questo a discapito della sanità calabrese in agonia perenne................................
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